Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

LA CONFEDEU AZIOl'H~ ITALIANA Poniamci per un por.o nella supposi zione la più clPmocr::tliCa delle possibili , nella supposiz ione dei costituenti medesimi e che è l'uni co loro puntello: supponiamo per (i 11 o non potcrvi essere altro Sovrano che il popolo. Se voi non arnmetlelc che per un volo o per un fatto di questcsso popolo il diritto cd il dovere di gover~are si po~sa trovnre in nn individuo , in un ' àsscmblea , JD una fa mi glia, voi non solo di~lruggercle ogni autorità esislenl~ ma rcudendone impossibile il principio, rendereste impos... sibile ogni convillo sociale. Il presidente della repubblica fra ncese per quattro anni ha dal popolo sovrano commesso il diritto ed il dovere di governarlo. Un privato, una mano di privati che allentasse in qualunque guisa spogl iarn elo , :'a1·ebbe reo di lesa maestà socia le: se lo facesse lo stesso popolo senza un titolo giusto, grave, riconosciuto , sarehbe reo di abusalo potere; e quantunque dovesse pet· Ja forza materiale trionfarne, non potrehbe d<.'cliuar la nola di ribellione, di fellonia , di tradimento. Polea certo il popolo sovrano divisare pel mezzo de i suoi rappresentanti diversi ordini governativi , potea col diretto suo suffragio designare un altro in luogo di Luigi Napoleone; ma posto che siasi costituito dovervi essere un presidente della repubblica per un dato tempo , posto che la mnggioranza abbia designalo questo uomo a presidente e per questo tempo , questo uomo per questo tempo ha uu diritto che non gli può essere contrastalo senza ingiuria, non g\i può essere tolto senza delitto. Ripeto: se non ammettete questo principio, voi non solo travolgerete i popoli nell' anarchia come si sta facendo al presente in Italia , ma sanzionerete la teoria di una perpetua e necessaria anarcllia , come non si è fallo che io sappia giammai al mondo.

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