Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

E DEMOCRAZIA . 11 hili rnenlo qualnnqtte: la storia ci apprende che il più consueto è l' a so!ulismo. Piu un Governo è popolare, più ha bisogno d'i riposa re ~ullc profonde convinzioni, sul concorso risoluto e forte di tu lte le classi. Se la maggioranza non lo ahhracci a di piena volontù , ~e lo ripulsa, e dico :mcora !':C vi è indiO'ercntc, la minorità che lo sostiene non avrc't altro mezzo per mantenersi , che opprimere. La oppressione in~ generando di spe tlo farà sempre più rara la schiera degli aderenti; e per conclusione unn d c morr<~z i a di questa ~Drte non si potrebbe ai utare d' allro IJUnlcllo che clelia lirnnnide. E questo della Fr:mcia , dove pure le idee di libertà ~ono più radicale e più svolte che non forse in qualunque <~flr.a contrada di Europa, dove la nazione sta educandosi alin vita pubblica da mezzo secolo, e dove un elemento popolare tenuto ab antico o negli Stati generali, o nei Parlamenti , o helle Camere, potea far supporre una bastevole maturit<l alla pura democrazia. Si consideri ora che sarebbe a dirsi dell'Italia usa ab immemorabili ad un a!'solutismo senza veruno temperamento l i rui popoli ieri o avantieri guardavano un pétl'lamento o come un voto difficilissimo o come uno scalltlalo ; la quale en tra ora la prima volta ad assaggiare la vita pubblica senza esercizi preparata colla menoma cùucazione politica ; che appena sa il nome di brogli elett orali e di fasi parlamentari ; che schiva, ombrosa e restia si rifiuta perfino di stendervi un dito! Ora come farete voi a fondare una pura democrnzia tra questo popolo? Su_rponeteJa proclamata: potete assicurarvi che dei eroto almeno novantanovc non ne vorran sapere; ma

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