Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

E DE~IOCRAZI:\. 9 mini sardi è compiuta per tre quarte p~rti , e solo nei nomi e nelle apparenze si sla usando qualche riguardo: nel Regno il conato è lo stesso , e sol non erompe perché compresso da una mano risoluta e forte. In cosiffatte condizioni qualunque Italiano sappia non dico altro che temere e impensierirsi di un avvenire cotanto trepido, dovrebbe muovere a sè medesimo le seguenti inchieste. La pura democrazia potrebbe nella pratica riuscire stabile e vrosperosa in qualunque dei moderni Stati di Europa? La pura democrazia è almeno possibile nella moderna Italia? Ove pure si venisse in Italia alla pura democrazia, ci fermeremmo _in essa, fJVvero dai suoi fautori con nuove violenze saremmo sospinti a nuove agitazioni ed a nuove sventure? Una parola a ciascuna delle tre inchieste; quantunque cia ~cona potrebbe dar materia ad una llissntazione e forse anche a un libro. Quanto alta prima, è almeno forte dubbiosa la fermezza e la prosperità di una pura democrazia tra noi. Non ve n'essendo esempi nella storia della moderna Europa, noi non potremmo che farne un tentativo colta prevenzione, che i fatti fin qui degenerarono in anarchia e abortirono miseramente. Solo un'avventatezza da rivollure o una imprevidenza giovanile ci si potrebbe gettare con ardimento: un uom ragionevole ci vorrebbe pensar due volle innanzi di commettersi ad un sentiero o non tentato da altri o rallito. D'altra parte non mancano gravissime ragioni che ci troncano la fiducia di un felice riuscimento. Una Società in cui la preponderanza numerica sia lutto, e che per questo non può tener conto eli elementi vivi , pollc:rosi e che saran sempre ricalcitranli: 2

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