Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

8 LIDRRTA' iscuserà Carlo Alberto delle enormezze che si consumarono e si consumano tuttavia io suo nome negli Stati ~ardi? Grande sventura, ma più grande umiliazione di un Principe! che per mantenere qualche poco allro tempo un residuo bugiardo di principato , si dechina a palleggiare con chi dee abborrirlo per massima, e accetta un ministero democmtico, puramente democratico ; tale cioè che professa esplicitamente ùi tenere il Principe al suo servigio finchè crederà averne uopo: lo licenzierà più (), men bruscamente, ~ome prima avrà veduto potcrsi passare eziandio di un nome regio. Da questa poco dissomigliante fu la condizione del gran Duca , che alla sacrHega Costituente romana o italiana inviava deputati con mandato senza limiti , e però con pieno potere di rinviarlo cen Dio. La dipartita di Leopoldo dalla Toscana è alto di cattolico generoso, che in tempi ùi viltà e di prostrazione morale è prodigio. Vorremmo ma non possiamg riconoscere generosità uella sua prontezza a rinunziare \lna corona: questa cadeva nel fango, perchè raccolta da un partito furioso che avrebbela abusata ad oppressione di ogni onestà e di ogni diritto. Per noi che crediamo i re anche costituzionali essere in ben del popolo c non viceversa, codeste inaudite condescendenze song sacrifizi meno di diritli che di doveri; e riescono ad immolare il vero popolo alla febbre democratica ed alla tirannide della oligarchia. Ma forse che i popo.Ji non se ' l meritarono più col non fare che col fare? Che che sia di ciò, il cona t() alla pura democrazia è un fallo cosi eviùente in tulla Halia, che sarebbe r,id.icolo anche il solamente restarnc in forse. Essa può d:irsi compiula negli Stati ponlHìcii e nella Toscana; nei do.-

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