Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

E DEllOCRAZlA. 7 i~sta. che medita inoltre piti innanzi, che tenta ad mvadcre ogni cosa eù a cui cale assai poco dell' appoggio e del suffragio dei più, in quanto non potendo aver complici i piti , mira unicamente a conquiderli ed a schiacciarli. Questo elemento è la democrazia o demagogia .che volete chiamarla, la quale si è fatto largo e ha preso forza dallo avere adulteralo il sentimento legittimo ~d onesto di liberlà. La esistenza reale di codesto malaugurato elemcnlo non ha bisogno di prova ; ma se pure altri ne prelen· desse, ce ne sarebbero più del bisogno. Certo il principio cozzante coi moJcrni ordinarnenli uon può essere al· tro che la pu.ra democrazia, la quale faccia dipendenl e dal suffragio universale Lutto intero il potere legislativo non meno ehe l'esecutivo. Aggiungete che la democrazia si è non pur pretesa ma eziandio pralicata , quanJo con non altra autorità che il volersi chiamar popolo , i l'idolli de' palriolli, i circoli popolari, i branchi di gl'idatori nelle piazze han creduto avere il diritlo di fa r leggi e di nominar Ministeri. Anzi que stessi Ministeri sonosi proclamati ed imposti sulla Dora, sull'Arno e sul Tevere al solo eù esplicilo titolo di volerli democratici ; cioè della pura democrazia, a cui non apparlenevano i reielli , e la quale era troppo assicurala dalla qualità dci voluli. E non s'ingannavano per fermo i chiedilori ! t\ non dire del Guerrazzi ùi Firenze dipiuto abbastanza da sè medesimo nei suoi scritti, che sia lo Sterùini in RonH\ lo sa oggimai lulla Europa, che sia prete Gioberli in Torino, lo sa ch.iunque ha letto nell' ultimo suo libro la tlichiarazione a grossi caratteri , essere la sua democrazia pura come quella di Alassimiliano Rob('spierrc. E chi noa

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==