Carlo Maria Curci - Sette libere parole di un italiano sulla Italia (marzo 1849)

E LA :MINOR ITA'. 95 Se così s.i rosse faflo tra noi, l' llalia sarebbe !'alva; (Y certo le sue speranze non sariano. state cosi doloro:lamente tradit<.>. La democrazia pura pròclamata in Francia sta riuscendo ad incremento di religione e di libertà; una semplice Costituzione proclamata in Italia ci sta frulfaa1do gtadimenlo dell'una e dell' allra. In Parigi si è gridalo Vive le cleryè; a Ho ma, Jl1ot·te ai preti: in Francia si pensa seriamente a disfare un mono~(llio d'insegnamento , oppressi vo dei diritti più santi <Iella natura; a Tori11o s i sta architettando, e riuscirà più ancora oppressivo e tirannico' del francese. Perchè ciò r: La ragione è manifesta: in Francia ed in llalia la rivoluzione è stata operata da uomini presso a poco della medesima tempera. Ma colà quegt·i uomini sono stati messi da canto e lasciati appena S'tli ; banchi estremi della M-òntagna a fremere , a strabiliare , a bestemmiare; laddove nei tre Stati della Italia superiore· la piccolissima minorità fu tutto; il suffragio universale ci fu per nulla: il poter.e' fù abbandonato ai facitori della rivolta; ed il solo cangiamento recatovi fu l'imporre alla nazione uomini sempre più- democratici. L'operare come ha fallo la Francia suppone un popolo colto , intendente di cosa• pubblica , pieno di vita e risoluto ad~ ogni costo di non farsi opprimere ; :nelle quali condizioni l'Italia sta indietro assai. Ma per non arrossir troppo dal paragocre, vuole· osservarsi che la prima nel 93 subì la stessa sventura che abbiamo incontrato noi , e l'essere stala dollri nata eon quelle tremende lezioni , fa che nell' aringo civile essa si trovi a precederei di mezze aecolo.· Al difetto della sperienza · civile avrebbe potuto su {l-

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