Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Tirando le somme gigantesca del giornale - hanno dato alla esplosione una imponenza che non poteva avere vent'anni or sono. E anche sui primi di questo secolo, molti ebbero, in Italia e all'estero, la sensazione che una vera e propria rivoluzione sociale stesse per accadere. E anche allora, non ne fu nulla. Un esercito senza ufficiali è polvere umana che sarà dissipata dal pri– mo vento. Una classe sociale, che non sia riescita ancora a crearsi una soli– da gerarchia di condottieri e di amministratori, può, in qualche ora di smarrimento della vecchia classe politica, conquistare in tutto o in parte i congegni gov~rnativi; ma deve ben presto abbandonarli, come l'ondata si ritira dalla spiaggia dopo averla sommersa. Oppure può, in uno spasimo furioso, disperdere o sopprimere, come è avvenuto in Russia, i tecnici delle vecchie classi dominanti; ma non possedendo per conto proprio il personale necessario a costruire una amministrazione nuova, riesce solo a precipitare verso forme piu rudimentali e miserabili la società disorganizzata. La stessa grande ondata di protesta, che dopo la guerra, fra il 1919 e il 1920, ha sol– levato in Italia quasi tutto il proletariato cittadino e rurale, e tanta parte della stessa borghesia, a che cosa è servita, se non a riempire di urlatori inconclu– denti i Consigli comunali e provinciali e la Camera dei deputati? ,E se non ci fosse stato in Italia, nel suffragio universale, un congegno già pronto a deviare e disciplinare e attutire nelle lotte elettorali la vasta inquietudine del dopo guerra; se le moltitudini avessero demolito, in Italia come in Russia, tutta la vecchi~ macchina statale; dobbiamo forse credere che i "socialisti di guerra" e i loro concorrenti elettorali avrebbero acquistato in una improv– visa miracolosa illuminazione rivoluzionaria, quelle capacità amministrative e politiche, di cui si sono dimostrati poveri sul terreno dell'azione legale? Vent'anni or sono, meno assai che oggi, la classe proletaria italiana possedeva un numero adeguato di condottieri, capaci di inquadrare ovun– que i movimenti istintivi delle moltitudini, fissarli in organizzazioni stabili, concatenare gli sforzi locali in una sistematica generale azione politica. Una discreta "classe dirigente" per il movimento operaio si era costi– tuita e selezionata nel partito socialista, solamente nei principali centri indu– striali e commerciali del Nord, e nei territori di bonifica e di agricoltura industrializzata dell'Emilia e della bassa Lombardia. La grande maggioranza della classe proletaria, in tutta l'Italia meridio– nale, e in parecchie zone industriali e in quasi tutte le campagne della stessa Italia settentrionale, si manteneva ancora inerte, o iniziava appena il suo tirocinio economico e politico. Tirocinio piu agevole nell'Italia settentrionale, dove le prime organizzazioni già solidificate davano l'esempio, ed erano in grado di prestare qualche propagandista e organizzatore ai gruppi affini ç vicini, che funzionarono come "macchia d'olio"; difficilissimo nell'Italia cen– trale, e piu ancora nell'Italia meridionale: dove era ancora tutto da comin– ciare; e mancava quasi ogni sviluppo industriale; e l'analfabetismo rendeva piu arduo alla classe proletaria esprimere dai suoi ranghi una gerarchia au– tonoma· di condottieri; e la piccola borghesia Jocale somministrava alla or- 39 585 BibliotecaGino Bianco

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