Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale ganizzazione economica e politica un personale dirigente assai inferiore, e per cultura e per praticità, a quello dell'Italia settentrionale. Ancora nel 1910, su otto milioni di lavoratori organizzabili, le stati– stiche davano appena 817.000 organizzati: il dieci per cento della intera massa. I)i questi organizzati 350.000 pagavano regolarmente le quote ad associazioni, che seguivano la Confederazione generale del lavoro a tenden– za socialista; 70.000 si muovevano nell'orbita del partito cattolico; e gli altri 400.000 appartenevano a leghe indipendenti, o a tendenze repubblicane o anarchiche, o piu o meno attratte nella zona d'influenza del partito so– cialista. A costituire quel numero di 800.000 organizzati, contribuivano, in parti quasi eguali, i lavoratori della terra, in 390.000 di cui 46.000 cattolici; e 426.000 lavoratori delle industrie, di cui 69.000 cattolici. La massa delle organizzazioni, poi, era concentrata per tre quarti, cioè con 600.000 soci, nel Nord e nel Centro d'Italia. Solamente un quarto del totale: 100.000 operai, e 100.000 agricoltori, erano disseminati nell'Italia me– ridionale e nelle Isole. Nella stessa Italia settentrionale e centrale, due sole regioni assorbivano la massima parte della massa organizzata: l'Emilia aveva 275.000 organizza– ti, di cui 187.000 rurali: e la Lombardia 137.000 organizzati, di cui 48.000 rurali.2 Questa era - badiamo bene - la situazione nel 1910, cioè dopo dieci anni di libertà nella organizzazione economica e nell'azione politica. All'ini– zio del decennio, l'avanguardia era, senza dubbio, assai piu esigua. Alle organizzazioni proletarie dei grandi centri industriali e commer– ciali e delle campagne lombarde ed emiliane, si aggiungevano i ferrovieri, che avevano cominciato ad associarsi nell'ultimo decennio del secolo XIX, e diventarono funzionari pubblici nel 1906, con la statizzazione delle ferro– vie; 15.000 organizzati nel 1910. 3 E via via che la libertà di associazione appariva definitivamente assicurata, scesero rapidamente in campo altre or– ganizzazioni di funzionari governativi e comunali: postelegrafonici, mae– stri elementari, medici condotti, impiegati delle finanze, ecc.: una massa di circa 130.000 organizzati 4 ; meno numerosa dei contadini e degli operai, ma meglio preparata dalla disciplina degli uffici alla tecnica della organizza– zione, e padrona di alcuni fra i piu vitali congegni (ferrovie, poste, finan– ze) della macchina economica moderna. Anche queste forze erano concen– trate prevalentemente nel Nord e nel Centro d'Italia: sia perché gli uffici pubblici erano piu abbondanti nel Settentrione (ferrovie, scuole elementari, 2 Annuario statistico italiano 1911, p. 212; Rigola, la Confederazione generale del lavoro nel triennio 1908-:J.911, Torino 1911, p. 67; Le organizzazioni operaie cattoliche in Italia, pub– blicato dall'Ufficio del lavoro, serie B, n. 35, 1911. 3 Statistica delle organizzazioni di lavoratori al 1° gennaio 1911, supplemento al "Bollet– tino del lavoro," n. 13, p. 588. 4 Le organizzazioni d'impiegati nel 1910, Pubblicazioni dell'Ufficio del lavoro, serie B, n. 27, pp. 13 sgg. 586 BibliotecaGino Bianco

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