Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale Sull'Avanti! del 30 aprile 1910, all'indomani della promessa, fatta dal- 1'onorevole Luzzatti, di presentare una legge per estendere il diritto eletto– rale a tutti quei cittadini, di cui si potesse "cautamente accertare l'alfabe– tismo," l'onorevole Bonomi spiegava gli effetti della proposta Luzzatti cosf: Che cosa significa la proposta di estendere il voto a tutti coloro, che possono dimo– strare di saper leggere e scrivere? Evidentemente vuol dire che la capacità del saper leg– gere e scrivere non sarà piu quella risultante dall'esame di proscioglimento della terza elementare. Basterà che l'elettore sappia leggere e scrivere da sé il nome del candidato per cui vuolé votare. La proposta Luzzatti, in sostanza, ci sembra voglia essere un ri– pristino dell'art. 100, per cui potevano, un tempo, essere elettori tutti coloro, che davanti al notaio comprovassero di saper fare la propria firma. In queste ultime parole c'era un errore di fatto. Secondo l'art. 100, oc– correva, per essere elettore, non solo la firma, ma anche scrivere di proprio pugno la intera domanda. La differenza è grande assai: a fare la firma un adulto analfabeta impara in poche sere: per scrivere una domanda di quat– tro o cinque righe gli occorre sapere proprio leggere e scrivere: cioè gli occorre una frequenza scolastica di almeno sei mesi. Ma lasciamo andare. Quel che interessa osservare, è che il 30 aprile 1910, l'onorevole Bonomi si contentava che, per acquistare il diritto eletto– rale, non fosse piu necessario il certificato della terza elementare,. ma ba– stasse saper fare la firma. La riforma, su queste 'basi, sarebbe stata tutt'altro che disprezzabile: avrebbe rappresentato un allargamento notevole del diritto di voto. Ma chi l'avrebbe approvata nella Camera attuale? Quella maggioranza di De Bellis, che costituisce intorno all'onorevole Giolitti un nucleo com– patto e ottimamente organizzato, avrebbe mai inghiottito una· riforma cosi'. grave e cosi'.minacciosa per i suoi interessi? L'onorevole Bonomi era, anche a questo riguardo, pieno di rosee spe– ranze. Ecco, infatti, che cosa faceva dire, sull'Avanti! del 19 luglio 1910, a un "egregio parlamentare," che viceversa era proprio l'onorevole Bonomi rn persona: . L'essere proletario non significa essere socialista o democratico. Novantanove su cento dei poveri contadini della Basilicata o dell'interno della Sicilia sono tutti socialisti, o radicali, o repubblicani come io sono ricco. Potranno diventarlo, lo saranno in potenza, ma oggi sono soltanto dei •poveri fanatici superstiziosi, che guardano al re lontano come guardano al Dio nel cielo. Ora, cotesti uomini, diventati elettori, in un ambiente dove non arriva e non può arrivare ancora la propaganda e l'organizzazione della demo– crazia, possono essere elettori tanto di Tizio quanto di Caio, tanto del prete quanto del signore feudal~. Solo laddove questo proletariato ha le sue Leghe, le sue associa– zioni di classe, magari i suoi partiti politici, esso, coll'argomento del voto o col suf– fragio universale, potrà esercitare un'azione indipendente e rinnovatrice. E, siccome noi borghesi viviamo alla gi"ornata, cosi guardiamo all'effetto immediato e non ci occupiamo di quello che sarà fra otto o dieci anni. Prendete la deputazione meridionale, togliendone coloro che rappresentano centri di organizzazione proletaria come sono alcune province 470 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=