Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Un comune dell'Italia meridionale: Molfetta popolazione non è sparsa per la campagna e difficilmente associabile come nell'Italia alta e media; sono tutti pigiati insiem~, possono facilmente con– tarsi; sentire tutta la loro forza e muovere in massa alla conquista dei loro diritti. Inoltre i nostri braccianti, non lavorando sempre sotto lo stesso pa– drone, ma passando di giorno in giorno dal servizio dell'uno a quello dell'altro piccolo proprietario, sono servi di tutti ma non sono servi di nessuno. Perciò qualora entrassero nella lotta economica o politica, a dif– ferenza dell'operaio indu~triale e di tutti gli altrì lavoratori a padrone e salario fisso, che sono sotto la sorveglianza e dipendenza del capitalista, sarebbero del tutto esenti da qualunque pressione. Non avrebbero nulla da temere all'infuori di un boicottaggio generale indetto da tutti i pro– prietari, eventuafità quasi impossibile, dato l'infinito frazionamento della proprietà. Perciò, almeno in principio, godrebbero di piena libertà d'azione, e se ne servirebbero senza ritegno, perché nell'uomo normale il coraggio . è in ragione inversa dei pericoli, che gli si presentano. Solamente, tutti costoro, bisogna trattarli con prudenza. Andar a parlar loro, fin dal primo giorno, di proprietà collettiva e di azione politica si– gnificherebbe fare un buco nell'acqua, o - peggio ancora - introdurre nel loro cervello idee, di cui non possono intendere tutta la portata e che storpieranno senza fallo. Qui - abbiano pazienza tutti quelli che credono il mondo fatto a immagine e somiglianza del V collegio di Milano 10 - qui la propaganda socialista deve iniziarsi coll'azione economica. Tentare una lega di resi– stenza; ingaggiare la battaglia sul costume, pel quale, in caso di cattivo tempo e di involontaria sospensione del lavoro, il bracciante è pagato solo in proporzione del lavoro fatto; domandare che la giornata sia pagata intera, qualunque cosa avvenga, fin dal momento che il bracciante si muove di città per andare al lavoro. 11 Vinto questo punto, la battaglia si estenderà agevolmente a tutti gli altri. Educati dalla lotta economica, i contadini intenderanno in un fiat, quando gliela spiegherete, la lotta po– litica e tutti gli altri elementi del nostro programma massimo e minimo. C'è una questione poi nella quale noi possiamo trascinare tutti i con– tadini dell'Italia meridionale: quella del dazio consumo. Il nostro conta– dino, vivendo in città, è sottoposto a questa, che è la piu odiosa delle imposte indirette, mentre i contadini del resto dJtalia ne sono esenti. È questa una sperequazione ~nfame, che il nostro contadino sente profon– damente. Invece quindi di far discorsoni rimbombanti sulla evoluzione universale, insistiamo, nella nostra propaganda amministrativa e politica, 10 Il collegio in cui era eletto Turati. [N.d.C.] 11 Queste lotte avrebbero anche l'utile effetto di accelerare la proletarizzazione dei piccoli proprietari rovinati ed accasciati sotto il peso della loro proprietà, e di render piu difficile il costituirsi della nuova piccola proprietà usuraria. 17 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=