Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Riforme sociali e riforme politiche 2. Riforme sociali e riforme politiche A formare nel partito socialista la falange rivoluzionaria, che stretta intorno a Enrico Ferri ha riportato la vittoria nel Congresso di Bologna, hanno contribuito,. oltre agli elementi autenticamente rivoluzionari e sin– dacalisti, molti altri elementi di carattere e provenienza assai diversa. E questi elementi pseudo-rivoluzionari sono assai piu numerosi dei rivolu- . . . . z10nan ven e propri. Vengono in prima fila, e sono i piu abbondanti, i riformisti politici. Deridono le "riformette": intendono per "riformette" quella legi– slazione sociale, che oggi in Italia non è sentita, perché il partito socia– lista è formato in massima parte di piccoli borghesi, e perché la organiz– zazione proletaria non ha ancora tanta forza e coscienza - salvo che in alcune zone dell'Italia settentrionale - per potere imporre alla opinione pubblica e ai partiti l'interessamento per questioni esclusivamente proleta– rie. Ma applaudono furiosamente alla campagna di Enrico Ferri contro i "succhioni": cioè chiedono il riordinamento dell'amministrazione della Marina e la riduzione delle spese militari: cioè, chiedono una riforma politica. Non tutte le riforme dunque, sono riformette ed erba trastulla: ma bisogna distinguere fra riforma e riforma. E, se i riformisti non si fossero cacciati in testa il chiodo esclusivo delle riforme sociali, e se avessero dedicato parte della loro attività all'agi– tazione per le riforme tributarie, militari, doganali, scolastiche, ecc., mol– tissimi di quelli, che oggi si dicono rivoluzionari per reazione contro il riformismo semplicemente sociale, sarebbero riformisti della piu bell'acqua. E Arturo Labriola rimarrebbe solitario a dire che le riforme non intaccano il meccanismo fondamentale della produzione capitalistica .. E ci vorrebbe piu energia a frenare gli eccessi riformisti e affinisti di questi pseudo-rivo– luzionari, che non ce ne voglia ora a combattere la loro furia rivoluzionaria e intransigente. Ma i riformisti sociali, accecati dal loro dottrinismo a– stratto, hanno voluto concentrare tutte le loro forze intorno alla legislazione sociale: e son rimasti soli e deboli. Si son lasciati turlupinare da Giolitti: il quale col suo solido buon senso ha ben compreso che la legislazione sociale oggi in Italia non costituisce nessun serio pericolo per gl'interessi conservatori, ma è utilissima a sviare l'attenzione dei partiti democratici dai problemi politici piu urgenti e piu pericolosi. È interessante notare come l'azione di questi pseudo-rivoluzionari go– da le simpatie caldissime di molti liberisti antisocialisti, come l'onorevole Pantaleoni 7 : e molti rivoluzionari non esitano a dichiararsi piu affini ai li- 7 Maffeo Pantaleoni, economista, deputato di Macerata per la XXI legislatura, partico– larmente attivo nella polemica antiprotezionistica. Aderi al nazionalismo e quindi al fascismo. [N.d.C.] 305 BibliotecaGino Bianco

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