Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale beristi che ai riformisti. Gli è che anche i liberisti pantaleoniani rifiutano le riforme sociali, e domandano oggi riforme politiche, specialmente nell'or– dinamento militare e nell'ordinamento doganale. E in questo caotico disorientamento di tutte le idee, in questa aggro– vigliata confusione di lingue, che ha fatto del partito socialista italiano una seconda edizione della torre di Babele, i riformisti, che si. sforzano invano di suscitare con la legislazione sociale un'azione direttamente pro– letaria sf, ma disadatta alle condizioni economiche e sociali arretrate del nostro paese, sono chiamati traditori del socialismo. E i rivoluzionari pic– colo-borghesi, beniamini del liberalismo pantaleoniano, credono di essere i soli autentici rappresentanti del socialismo in Italia; e sono riesciti a sconquassare la maggioranza del Congresso d'Imola - .e meglio vi sareb– bero riesciti, se avessero avuta chiara la idea della loro vera posizione teorica e pratica - perché fanno opera antiprotezionista, antifìscale, anti– militarista, opera insomma democratica, non schiettamente socialista, ma sentita dalla maggioranza del partito perché richiesta oggi dalle condi– zioni generali del nostro paese. Il ministro Zanardelli, mentre accoglieva il principio della legisla– zione sociale e attuava qualche legge sociale, non dava di riforme politi– che... che l'aumento delle spese militari. Ma, attratti dalle leggi sociali, i riformisti sociali (riformisti propriamente detti) sono rimasti ministeriali, anche dopo la decorazione a Centanni. 8 Viceversa, essendo indifferenti al– le leggi sociali e desiderosi di riforme politiche, i riformisti politici (rivo– luzionari) sono stati antiministeriali anche nel periodo delle grandi vitto– rie proletarie. Messisi su vie cosf diverse, i riformisti hanno esagerato a dismisura la importanza delle leggi sociali ottenute, per convincere gli altri e se stessi della utilità del ministerialismo. Dall'altra i rivoluzionari negavano ogni importanza non solo alle leggi sociali recentemente otte– nute - e sarebbe già una grave esagerazione - ma a tutte le leggi sociali passate, presenti, e future - ed è questo uno sproposito; - ed intensifi– cavano l'antiministerialismo fino alla piu cieca e volgare brutalità. Inoltre, le riforme sociali si possono, senza nessuna difficoltà logica o pratica, ritenere compatibili, almeno per un certo tempo con la forma monarchica dello Stato, e anche con una forma di monarchia reazionaria: la Russia zarista in certe parti della legislazione sociale è piu avanti del– l'Italia. Perciò i riformisti, intestatisi quasi esclusivamente alle riforme so– ciali, pur dichiarando di non volere ipotecare il futuro, mostrano una cer– ta tendenza a considerare non incompatibili le riforme (sociali) con la monarchia, e non credono sia il caso di continuare la campagna antimo– narchica del 1899-1900. Per quanto riguarda invece ,le riforme politiche (antimilitari, antifi– scali, antiprotezioniste, ecc.), noi in Italia siamo appena nel 1900 usciti da 8 Cfr. supra nota 5 a p. 301. [N.d.C.] 3'06 BibliotecaGino Bianco

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