Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale notato che ho fatto dipendere "in buona parte" l'avvenire economico e po– litico del Mezzodi non dal solo regime doganale, ma anche dal regime ferroviario, e ho chiesto la bellezza di venti anni di tempo per ridurre alla miseria il nostro buon amico, marchese di RudinL Come vedi, le mie soluzioni non sono poi eccessivamente pronte; e in riga di sollecitu– dine è senza dubbio piu bravo di me l'onorevole Sonnino; la qual cosa apparirà naturalissima, quando si pensi che l'onorevole Sonnino si preoc– cupa in modo speciale della conquista del Governo, laddove io - si parva magnis componere licet - mi preoccupo delle iniserie, inenarrabili e co– nosciute un poco anche per esperienza personale, del mio paese infelice. Che se in questo momento tu mi vedi isolare la questione dei trattati dalle altre, devi attribuirlo al fatto che la prima ci sta dinanzi improro– gabile, e le altre possono aspettare. E se in questa campagna mi vedi forzar qualche volta la misura, attribuiscilo pure allo sdegno che mi pren– de nell'osservare come i mille protettori e salvatori nostri si affannino, con grande aria di sufficienza e di sollecitudine, a spacciare per le nostre malattie tutti i rimedi e cataplasmi possibili, mentre si preparano sotto- . mano a dare alla nostra vita economica, col nuovo regime doganale, un nuovo colpo terribile. Né io m'immagino, caro Bonomi, che basterebbe semplicemente un ritorno alle condizioni anteriori al 1887 per veder senz'altro risorgere la produttività del Mezzogiorno. Sarebbe questa una troppo grossa corbelle– ria. Già lo stesso augurio espresso dall'on. Giusso nel suo discorso di Napoli, per un ritorno al vecchio regime doganale di libero scambio piu o meno temperato, non si deve - mi sembra - prender proprio alla parola, ma va considerato come un semplice principio generale di con– dotta, il quale va necessariamente messo in rapporto con le mutate con– dizioni del mercato internazionale. 3 E fra queste nuove condizioni vi è c;enza dubbio quella importantissima che gli antichi nostri mercati non ci si presentano nelle stesse favorevoli condizioni di una volta, quando -noi avevamo quasi il monopolio di parecchie produzioni agricole. Oggi, anche con buoni trattati di commercio, i produttori meridionali dovranno superare molte maggiori difficoltà di una volta e correre piu gravi rischi. La Spagna, per esempio, non solo ci combatte, come tu bene osservi, coi vini, ma anche con gli oli, coi quali invade lo stesso mercato italiano,4 e già i soliti poltroni e semplicisti cominciano a sbraitare della necessità 3 Forse si deve a un'interpretazione troppo letterale della teoria dell'onorevole Giusso la ragione per cui il "Pungolo" di Napoli (27-28 agosto), occupandosi con molta cortesia dello stesso articolo, che ha dato origine alle presenti osservazioni, aderisce alla opinione - e questo è l'importante - che occorrano al Sud "una riduzione di tariffe ferroviarie che permetta alle nostre derrate di vendersi, e un regime do~anale che ne agevoli la esportazione e che garan– tisca ad esse ogni vantaggio conseguibile, mediante le opportune riduzioni al protezionismo industriale"; ma afferma essere "sballata" la tesi dell'onorevole Giusso. 4 Nelle cifre del movimento economico di quest'anno, l'olio presenta finora una dimi– nuzione di 5 milioni nella esportazione e un aùmento di 11 milioni nella importazione. È una nuova crisi gravissima. 296 BibliotecaGino Bianco

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