Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale riforma? neanche per idea: dovrà calcolare le resistenze e preparare, con l'agitazione e la propaganda assidue, le forze per spezzare gli ostacoli. È questa la ragione, per cui io credo inutile e pericoloso nella questione militare metter da parte la nazione armata e domandare solo la riduzione dei corpi d'esercito. Anche la relazione sul Programma minimo presentata al Congresso di Bologna propone: "Sostituzione della nazione armata al– l'esercito permanente: e, in attesa di quella riforma, diminuzione dei corpi d'esercito." Un Programma minimo nel Programma minimo. Ora io non dico che, se domani da altre parti venisse tentata la riduzione dei corpi d'esercito, noi non si debba aiutare il tentativo; allo stesso modo che, se alcuno volesse ridurre il dazio sul grano a cinque lire, noi dovremmo aiu– tarlo, pur domandando l'abolizione completa del dazio. Ma noi per conto nostro, dobbiamo sempre e ovunque domandare l'abolizione di tutto il da– zio e di tutto l'esercito, senza badare alle transazioni possibili. E l'abolizione di tutto l'esercito dobbiamo domandarla, perché l'Italia non ha bisogno di un esercito stanziale, ma di una flotta, perché la nazione armata è piu che sufficiente alla difesa dei nostri confini terrestri, perché la nazione armata è l'unico sistema non pericoloso per le libertà interne, perché l'economia nazionale ha bisogno assoluto di una forte riduzione di imposte. La semplice riduzione dei corpi d'esercito non soddisfa a questi bisogni; può essere proposta forse solo con la speranza che incontri minori resistenze che l'abolizione di tutto l'esercito. È vana illusione: per indurre quei signori a diminuire i corpi d'esercito, ci vorrà precisamente lo stesso sforzo, che sarà necessario ad abolire tutto l'esercito. La teoria che bisogna domandar poco per non spaventare gli avversari, vuol essere machiavellica ed è bambinesca: bisogna domandare quel che si è sicuri di ottenere e per avere questa sicurezza bisogna creare le forze che appoggeranno la domanda. Ma le riforme sono incompatibili con l'ordinamento politico attuale, dice x 2 • Sarà; non sarà. Non me ne importa proprio niente: sono esse ap– plicabili e ragionevoli? Sono utili al paese? Sono utili al proletariato? Que– sto solo mi importa. Se le istituzioni politiche fossero incompatibili, peg– gio per loro. Quando le istituzioni fossero contro di me, io sarei contro di loro e saremmo pari. E cosi a proposito del Programma minimo - come a proposito di tutti gli argomenti interessanti la vita del partito - ci si presenta la que– stione se nella nostra azione noi dobbiamo cercare di scansare sempre le istituzioni, oppure se dobbiamo pensare solo a creare le forze necessarie a ottenere le riforme, poco importa se in ultima analisi andremo a urtare contro qualche muro. Non è certo questione che possa esser risoluta da una deliberazione di Congresso; sarà la forza delle cose che maturerà la solu– zione, ma la discussione sarebbe tutt'altro che accademica e sterile, perché dal prevedere o almeno dal sospettare dove si andrà a finire dipende l'in– dirizzo, che fin da principio si dà al movimento, la preparazione psicologica 196 BibliotecaGino Bianco

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