Gaetano Salvemini - Movimento socialista e questione meridionale

Movimento socialista e questione meridionale g10vane impiegato, buono spadaccino, provoca i giornalisti onesti sulle colonne del giornale sandonatista. Intanto il sindaco Giusso è scaduto d'ufficio il 31 dicembre, e si aspetta che il Governo proponga al re o la conferma del sindaco scaduto o la no– mina di un altro sindaco. 1 ° Cinque associazioni domandano al Ministero che riconfermi il Giusso. Il Ministero fa il morto. La Deputazione provinciale a colpi di maggioranza modifica il risul– tato delle elezioni del luglio precedente e proclama eletto il San Donato fra i consiglieri comunali; poi, contro la lettera e lo spirito della legge eletto– rale, delibera che nel Consiglio comunale uscito dalle elezioni del luglio '78 si faccia il sorteggio di due quinti dei consiglieri e non di un quinto solo. I sandonatisti speravano nelle elezioni annuali per il rinnovamento del quinto di conquistare la maggioranza. · L'amministrazione del Giusso ricorre contro la Deputazione provin– ciale al Consiglio di Stato. Il Consiglio di Stato, il 22 marzo '79, con 28 voti su 30, dà ragione al Consiglio comunale. Ma il Depretis, per contentare i deputati Nicotera, Crispi, San Donato, Lazzaro, annulla il parere del Consiglio di Stato e fa firmare al re un decreto per cui si indicono pel luglio le elezioni dei due quinti. Cosf, quel che non sarebbe stato possibile osare con una cittaducola dell'alta Italia, si osa con Napoli, perché qui la clientela, che vuole usarla a suo pro, assume a Roma forza ed apparenza di partito. Se non che nel cuore degli onesti Napoletani -cade un'altra illusione: nel vedere un vecchio statista liberale piemontese piegare, per sete di do– minio, a farsi complice e difensore d'un gruppo •ai persone, di cui l'amministrazione, rovesciata l'anno scorso, aveva infastidito tutta l'Italia. Cosf scrive il corrispondente della Rassegna, ma resta sempre unitario e avverso alle autonomie comunali. Tant'è vero che, discutendo delle condi– zioni finanziarie del Comune di Napoli e dell'accusa che l'Amministrazione Giusso faceva allo Stato di aver rovinato la città assorbendo tutti i redditi delle imposte e specialmente del dazio consumo, si sente in dovere di pro– clamare: Né il dazio consumo, né alcun'altra imposta d'indole generale, diretta o indiretta, compete per diritto naturale ai Comuni. I Comuni, intanto hanno un potere finanziario, cioè un potere d'i'mporre, in quanto è concesso loro dalle leggi dello Stato. Il pçegiu– dizio del diritto naturale dei Comuni è tra i piu insiti alla nostra natura e alla nostra storia e tra i piu esiziali che vizino i nostri criteri politici. I nostri partiti politici do– vrebbero accordarsi nel persuadere, ·con le parole e con gli atti, ai Comuni, ch'essi non hanno facoltà di farsi giudici delle leggi dello Stato, e che se queste, per supreme ragioni, hanno ristrette le loro entrate, essi avrebbero avuto il dovere di restringere in pari tempo le spese ( ! !!). 10 Il sindaco era allora nominato dal re su proposta del ministero dell'Interno. [N.d.C.] 186 BibliotecaGino Bianco

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