Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte prima che le era imposta dai suoi interessi permanenti. L'abbandono della Triplice Alleanza trar– rebbe con sé anche quello dell'amicizia ingl~se. 41 Ma non tutti erano cosf sicuri dell'avvenire. Sulla Stampa dell'8 maggio 1900, "Un diplomatico" pubblicava un ar– ticolo, intitolato: "Il bivi,odella Francia e il bivio dell'Italia. O verso la Ger– mania o verso l'Inghilterra. Qual'è la via migliore." E la via migliore era quella dell'Inghilterra. Alla Francia sembra affacciarsi questa alternativa: o star bene colla Germania contro l'Inghilterra, o viceversa. Ora, una identica scelta, sia pu,re ispirata da motivi differenti, non si presenterebbe forse egualmente all'Italia? Alcuni giornali hanno un bel riportare pareri della stampa ufficiosa tedesca favorevole all'Inghilterra, e. illudersi nella comoda visione d'una prossima intesa fra la Triplice e la Gran :Bretagna. Tutto questo è un sogno. Tiepidi amici odierni dell'Inghilterra, i direttori responsabili della politica imperiale, sanno benissimo di essere i nemici predestinati del domani. Ammesso il fatale antagonismo della Germania e dell'Inghilterra, da che parte è il nostro torna– conto? Simpatie, interessi, possibilità di orientazioni future, tutto deve spingerci a volere un'Inghilterra forte alla quale appoggiarci. E nella Criti'ca sociale, cioè su una rivista che era allora agli antipodi del– la Stampa, nel numero del 1° maggio 1900, un socialista 42 trattava lo stesso tema, con altra mentalità, ma con identici resultati: \ Fino a questi ultimi tempi, tutta la politica internazionale europea s1 aggirava intor– no alla contesa franco-germanica. L'Inghilterra assisteva agli avvenimenti, contenta di vedere la Francia - sua rivale nel Mediterraneo - alle prese con la Germania. Era naturale quindi, che il nostro governo pensasse ad essere amico nello stesso tempo col– l'Inghilterra e con la Germania: l'Inghilterra avrebbe contrastata la Francia nel Medi– terraneo, e la Germania l'avrebbe contrastata sul continente. Ma oggi questa partita a tre non è piu possibile. La ostilità fra la Germania e l'Inghilterra da una parte, e la Francia dall'altra, si va celermente scolorando, di fronte alla grande lotta commerciale fra la Germania e l'Inghilterra. È questa oramai l'asse della politica internazionale europea. La grande guerra futura scoppierà fra queste due potenze, e la Germania vi si prepara costruendo una enorme flotta. Che farà la Duplice innanzi a quest'avvenimento? La Francia preferirà l'Egitto o l'Alsazia-Lorena? A queste domande risponderà l'avvenire. Certo è che è impossibile ormai esser amici nello stesso tempo e della Germania e del– l'Inghilterra. Se dalla grande lotta anglo-germanica dovesse riuscir vincitrice la Germania, per l'Italia la vittoria della Germania significherebbe un passo gigantesco degli Hohen– zollern verso Trento e Trieste. Quando la Germania avesse messo un piede a Trieste, e fosse alleata col Papa - e già fin da ora si vedono i primi sintomi di quest'alleanza - per noi non resterebbe che il vassallaggio tedesco nella politica estera, e il dominio pretino nella politica interna. La sola potenza, che possa far argine alla Germania, è l'Inghilterra. Essa sola può impedire agli Hohenzollern di arrivare a Trieste; e deve farlo in tutti i modi, se non vuol vedersi scacciata dal Mediterraneo. E gl'interessi del– l'Italia sono perfettamente concordi con quegli dell'Inghilterra. 41 CAMERA I)EI DEPUTATI, Discussioni, XX Legislatura, 2'> sessione, pp. 988-89. • • 42 Il "socialista" era lo stesso Salvemini, che nel numero della "Critica sociale" sopra md1cato con lo pseudonimo di "Rerum Scriptor" pubblicò un articolo "La Triplice Alleanza e gl'interessi politici dell'Italia." L'articolo è riprodotto in questa collezione III, voi. I, pp. 17 sgg. [N.d.C.] 76 BibliotecaGino Bianco

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