Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte prima liano smentf queste informazioni: la Tribuna si limitò a osservare che "le ri– velazioni della Vossz'sche Zeitung non avevano fatto nessuna impressione, perché nei circoli diplomatici tedeschi erano già note"; e alle rivelazioni del– la N eue Freie Presse rispondeva che "il migliore commento era il silenzio. " 37 E noi siamo in grado di aggiungere che uno dei due corpi di spedizione - evidentemente quello destinato ad operare sulla frontiera rumena - do– veva sbarcare a Trieste, e di qui partire verso la sua destinazione; e ci volle del bello e del buono prima che Bismarck riescisse a convincere il governo austriaco della necessità di lasciar passare per Trieste delle truppe italiane. Di Rudinf, rinnovando la Triplice nel maggio 1891, rifiutò, secondo no– tizie che mi pervengono da fonte sicurissima, di rinnovare le convenzioni nella forma del 1888. E sembra che il testo di esse sia stato reso piu elastico, nel senso che l'Italia non fosse obbligata ad aumentare le sue forze militari in rapporto con gli aumenti delle sue alleate. 38 E questo spiega perché Biilow nel discorso al Reichstag dell'8 gennaio 1902 può dire: La Triplice non impone alle parti impegni gravosi di nessuna specie. Soprattutto, in grazie della Triplice, nessuno dei contraenti è obbligato a mantenere a un deter– minato livello le sue forze di terra o di mare. Ciascuno è libero di ridurre le sue forze terrestri o marittime, quando vuole e come vuole. 39 Ma ciò non esclude che l'Italia sia tenuta a mantenere a disposizione delle alleate un determinato contingente di forze, al di là del quale non può tenere le proporzioni dell'esercito e della flotta in quei limiti che crederà op– portuni. E poiché quel contingente fisso sarebbe utilizzato in caso di guer– ra contro la Francia e contro la Russia, è evidente che un sistema di con– venzioni militari di quel genere non è compatibile con una "intesa gene– rale" fra l'Italia e la Francia. 6. L'Inghilterra e la Triplice Occorreva, finalmente, riordinare le relazioni con l'Inghilterra. Nel 1897, l'intorbidarsi progressivo dei rapporti anglo-germanici aveva reso visibile a tutti il problema intuito per la prima volta da Imbriani nel 37 "Tribuna, 11 23 luglio, 26 luglio 1902. Cfr. HANSEN, Ambassade à Paris du baron de Mohrenheim, Paris, Flammarion, 1907, pp. 91-93 sgg., 104. 38 CHIALA, La Triplice e la Duplice, p. 593. Cfr. il discorso dello stesso Chiala, alla Camera dei deputati, XVU Legislatura, la sessione, 14 maggio 1891, p. 1973: "Il trattato del 1887 fu forse modificato al tempo dell'amministrazione dell'on. Crispi. L'on. Crispi lo negò assolutamente. Si disse, e a me fu anzi assicurato da uno degli attuali ministri quando sedeva ancora su questi banchi, che sotto il Ministero Crispi venne aggiunta al trattato una convenzione militare. Lo ignoro. Nulla però di piu probabile. A questo proposito, io vorrei rivolgere una raccomandazione al governo: poiché, infine, è dover nostro contemperare, per quanto si può, le esigenze militari con le esigenze economiche e finanziarie del paese. È possibile che l'Italia, mossa da idee grandiose, per certe eventualità non desiderate, ma prevedibili, abbia preso impegni, che per le condizioni sue finanziarie sarebbe troppo difficile, per non dire impossibile, mantenere. Se cosi'. è, limitiamo le nostre aspirazioni. E nelle modificazioni, che la saggezza del governo crederà di proporre agli articoli del trattato o delle convenzioni militari, vegga esso se non sia prudente consiglio chiedere ed ottenere che gl'impegni dell'Italia non eccedano la misura delle nostre forze." 39 Reden, I, 243-4. 74 BibliotecaGino Bianco

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