Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte quinta Il problema delle neutralizzazioni fu risolto a metà per tutti. Fu neu– tralizzata la costa da Punta Planka a Sabbioncello con le isole attribuite alla Serbia insieme con quella costa. Ma fu lascìata non neutralizzata quel– la parte della costa che va dalla base della penisola di Sabbioncello a die– ci chilometri a sud della punta di Ragusa vecchia. Qui la costa ricomincia– va ad essere neutralizzata fino alla foce del fiume Vojussa, salva quella sezione che già apparteneva in piena sovranità al Montenegro. Cioè Son– nino dové accettare· 1a neutralizzazione anche per Ja costa del fut.uro Stato albanese cosiddetto indipendente. Nel "mercanteggiare" anche su questo punto, i mercanti di cavalli perdettero di vista il fatto che neutralizzare una costa in parte sf e in parte no, è non neutralizzarla affatto, che le neu– tralizzazioni funzionano solamente quando c'è la volontà sincera di man– tenere i patti; e che in questo caso era vano aspettarsi quella volontà da– gli abitanti malcontenti d'una Dalmazia smembrata. Delcassé, che era stato generoso con Sonnino in Dalmazia, preso dal sospetto che nel caso di conquiste coloniali francesi a spese della Germa– nia in Africa, il governo italiano potesse domandare come compenso nel Mar Rosso la colonia francese di Obok-Gibuti, propose che nel testo del trattato Sonnino rinunziasse esplicitamente a siffatta idea. Sonnino rispose: "I compensi eventuali dovendo farsi a suo tempo col mutuo consenso, la Francia potrà sempre muovere qualunque eccezione voglia." Delcassé nc;m insistette, e cosf anche questo scoglio fu superato. A guerra finita il nodo sarebbe· venuto al pettine, e allora chi avesse avuto miglior filo avrebbe tes– suto miglior tela. Quando, come Dio volle, le dispute sulle tane di volpe, sui nidi di lucertole e sui formicai della Dalmazia furono del tutto sistemate, il 26 aprile, il testo del memorandum che consacrava l'accordo, fu sottoscritto dai delegati di tutti i governi interessati, e in conseguenza il governo italiano entrò a far parte della coalizione anti-germanica. Ora che aveva in tasca il testo autentico del documento e si era cosf ben berie assicurata di essere realmente diventata 'alleata dell'Intesa, Sonnino il 13 maggio denunciò a Vienna il trattato di alleanza. Dal 26 aprile al 3 maggio egli fu nello stesso tempo alleato tanto delle Potenze centrali quànto della Triplice Intesa: un caso dì vera e propria bigamia. Per spiegare la denuncia del 3 maggio Salandra scrive: "Una elementare norma di correttezza ci impo– neva di rompere formalmente la tra~tativa pendente (con Vienna) e di ri– pigliare la nostra libertà d'azione." Siccome Salandra non possedeva nessun sense of humor dobbiamo pensare che queste parole egli le scrisse sul se– rio, che cioè era convinto di essersi attenuto a tut~e le norme elementari della correttezza. Col trattato del 26 aprile 1915, Sonnino s'immaginava di avere as– sicurati in Dalmazia gli interessi dell'Italia. La realtà era che quel trattato, negoziato e .conchiuso senza la partecipazione del governo serbo, era res inter alios acta e non impegnava in nessun modo il governo serbo. Inoltre 588 BibliotecaGino Bianco

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