Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazia italiana nella guerra mondiale Finalmente il 14 aprile Sonnino abbandonò Sabbioncello a sir Edward Grey che aveva ripreso il suo lavoro al Foreign Office. 9 Con questo le difficoltà non erano finite. Nell'atto di fare quella ri– nunzia Sonnino domandò che la rappresentanza diplomatica dello Stato "indipendente" albanese fosse affidata all'Italia, cioè lo Stato "indipen– dente" diventasse, per quanto possibile, un protettorato italiano. Sazonoff consenti purché un tratto di territorio fosse staccato dalla parte orienta– le dell'Albania e spartito fra la· Grecia e la Serbia, in modo da creare la continuità territoriale fra i tre paesi. Fu contentato. Dovendosi rielaborare quell'articolo del memorandum che prima asse– gnava all'Italia la costa dalmata fino al Narenta, Sonnino domandò che il confine terrestre della enclave Sebenico-Zara e che doveva partire sul mare da Punta Planka, e includesse fino allo L..J tutte le alture da cui discendevano i fiumi e i fiumiciattoli dell'ènclave. Avrebbe potuto parlare del Krka e dei suoi affluenti, ma con la sua solita pedanteria volle ricordare il Cicola e il Butisnica "e i loro affluenti" come se questi due torrentacci non fos– sero affluenti del Krka, e dimenticò di elencare il Grossonizza che pur non è né piu né meno insignificante degli altri. Sazonoff protestò che meglio sarebbe stato affidare l'ufficio di tracciare il confine ad una com– missione mista che avrebbe lavorato nel terreno a guerra finita. Ma Sir Ed– ward rifiutò di aprire una nuova discussione su quest'argomento, e Sonnino mise il punto. Avendo meglio esaminata la carta geografica, Sonnino scopd che fra le isole di Ulio e di Maon vi era una microscopica isola chiamata Skerda, e che fra le isole di Lesina e di Curzola c'era un'altra microscopica isola chiamata Zercola, e che fra gli "scogli" vi erano degli "scogli" che potevano passare per "isolette." Perciò domandò che nel testo del trattato fossero in– seriti e Skerda e Zercola e che invece delle parole primitive "con scogli vi– cini" fosse detto "con scogli e isolette vicine": "Non si tratta di nuove richieste perché tutte queste isolette si reputavano prima sottintese, ma sti– mo sia meglio farne menzione espressa a scanso di equivoci." Nessuno si oppose a queste nuove conquiste. Ma nel testo definitivo del trattato scomparve, chi sa mai perché, l'isola Sansego dell'arcipelago istriano, una vera isola, abitata da 1.500 anime e dotata di un faro importantissimo p'er la navigazione. Siccome nel trattato questa isola non fu assegnata a nessuno, se ne deve concludere secondo le norme del diritto internaziona– le che fu lasciata generosamente all'imperatore rumeno Giuseppe. (Sia det– to fra parentesi. Quella che Sonnino aveva nel memorandum di .febbraio chiamata "la Sella" di Toblack, diventò nel testo francese definitivo "il Monte" Toblach. Anche il "Puno" di Tarvis diventò "Monte" Tarvis. Si vede che a Londra all'ambasciata italiana persone capaci di leggere le carte geografiche non ce n'erano). • 9 Qui termina la parte stampata da Il Mondo con la nota: "Al prossimo numero. Il Trattato d1 Londra." La parte seguente è nel dattiloscritto. [N.d.C.] 587 BibliotecaGino Bianco

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