Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La _diplomazia italiana nella guerra mondiale retroterra slavo verso l'Adriatico mediante una ferrovia· redditizia di costru– zione relativamente non difficile, era quello di Spalato. La sua idea era che l'Italia dovesse contentàrsi di Zara e Sebenico, piu quelle isole dell'arcipela– ,go dalmata che fossero ritenute indispensabili alla sicurezza strategica del- l'Italia. Spalato passerebbe alla Serbia. Grey si sarebbe adoperato per ottenere là neutralizzazione della costa da Spalato alla Vojussa. Insomma Sir E<l– ward presentò come idea propria originale - e segretissima per giunta - l'idea di Sazonoff. Se avesse voluto rimanere fedele alle proprie precedenti dichiarazioni eroiche, Imperiali avrebbe dovuto protestare che lui non era uno Stato balcanico e prendere il cappello. Invece si comportò precisamen– te come uno Stato balcanico. Rispose che avrebbe riferito a Sonnino e do– mandò a Sonnino che cosa dovesse rispondere senza dàre nessun parere né favorevole né contrario alla transazione. Ma accettando di mercanteg– giare, cercò di farsi pagare da Sir Edward Grey questa concessione risolle– vando la questione dell'Asia Minore. Ottenne una risposta "categoricamen– te negativa," sempre per la ragione che a voler specificare in quel momento la parte -spettante all'Italia in Asia Minore, si sarebbero spalancate le porte a interminabili consultazioni, proposte e contro proposte, fra tutte le Po. tenze interessate, e la conclusione dell'accordo sarebbe stata rinviata per chi sa quanto tempo anche dato che si riescisse a superare la difficoltà del pro– blema dalmata. "Meglio lasciare le cose come sono e non pensare piu ad accordi." "Con l'assicurare all'Italia la participazione alla discussione futura con gli alleati, pareva (a Sir E<lward) avere ampiamente tenuto conto dei suoi desideri e interessi." Imperiali si convmse che non c'era nulla da fare. Naturalmente Delcassé fece la sua proposta transazionale di Sir Ed– ward Grey. E Tittoni dando questa notizia a Songino gli fece osservare che al punto ·a cui era arrivato ~l negoziato, bisognava o romperlo e rinunziare una volta per sempre ad intervenire nella guerra a fianco dell'Intesa, oppure accettare la transazione proposta di Sazonoff accettata da Grey e Delcas– sé: se il negoziato fosse caduto nel nulla, una nuova apertura delle trat– tative per iniziativa italiana sarebbe stata possibile solo a condizioni assai svant~ggiose: "verremmo evidentemente a trovarci in condizione di dimi– nuita autorità e forse vè~so le Potenze alleate, alle quali faremmo sup– porre che noi abbiamo bisogno di esse piu di quello che esse ne abbiano di noi." · Mentre Tittoni insisteva perché Sonnino accettasse· la transazione, Carlotti a Pietrogrado non esercitava su Sazonoff nessuna pressione effica– ce, convinto com'era che tutta la manovra di Sonnino era sbagliata. Egli ripeteva a Sazonoff gli argomenti di Sonnino e a Sonnino gli ar– gomenti di Sazonoff, (Carlotti a Sonnino 24 marzo), ma deplorava con Sazonoff che la politica estera italiana fosse affidata a un uomo "noto per l'abitudine d'ostinarsi nelle minuzie," il quale "in tutta la sua vita non 583 Biblioteca Gino Bianco

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