Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazia italiana nella guerra mondiale dissuggellare a Londra le labbra ~i Imperiali e permettergli di mettere al cor– rente delle trattative Cambon e Benkendorff. Le critiche di Tittoni ·e di Carlotti al memorandum di Sonnino noi già le conosciamo, e sappiamo anche che Sonnino non ne tenne nessun conto. La sola persona con cui Sonnino lavorò di pieno accordo in questa faccenda, fu Imperiali, oltre, beninteso, il primo ministro Salandra, che non aveva nessuna preparazione per questo genere di problemi e perciò la– sciava piena libertà d'azione al ministro degli esteri, in cui aveva piena fiducia. Imperiali avrebbe voluto nell'Asia Minore aggiungere Smirne alla zona. di Adalia, che già era stata riconosciuta come sfera d'influenza italiana dal governo tedesco nel 1913 e dal governo inglese nel 1914. Per il caso che nel corso dei negoziati la. parte assegnata all'Italia nell'Asia Minore doves– se essere precisata meglio che Sonnino non avesse fatto nel suo memoran– dum, egli domandò a Sonnino il 17 marzo che gli definisse il limite mas– simo e il limite minimo delle esigenze da presentare. Dato che egli doves– se domandare Smirne, doveva domandare anche l'intero vilajet di Aidin? E dato che non fosse possibile ottenere questo vilajet, era il caso di doman– dare il vilajet di Konia? Sonnino rispose, il 18 marzo, che Smirne avrebbe perduto ogni valore se non fosse stata accompagnata da un congruo hinterland economica– mente sfruttabile. Non era il caso di domandare la parte ·settentrionale del vilajet di Aidin su cui già la Francia aveva messo gli occhi. Meglio sarebbe assicurarsi la valle del fiume Meandro, e stabilire cos1 la continui– tà territoriale fra Smirne e la zona di Adalia. Ma la occupazione di Smir– ne presentava serii inconvenienti. Un nostro insediamento in quella città ci porterebbe fatalmente dopo ad un con– flitto con la Grecia, le cui aspirazioni e la cui propaganda etnica sono note, e che appog– gerebbe Ja sua azione politica alla numerosa e fiorente popolazione locale ellenica. Perciò gli sembrava preferibile estendere la zona di Adalia non ver– so Smirne ma verso l'interno a spese degl'interessi tedeschi nel presuppo– sto che alla conclusione della pace l'Intesa sacrificasse questi interessi. D'altra parte poteva. darsi che gl'interessi tedeschi dovessero essere rispetta– ti. In vista di questa ipotesi i Gabinetti di Londra e di Parigi dovrebbero attribuire all'Italia "a spese delle proprie zone d'influenza quanto occorre a mantenere a nostro vantaggio l'equilibrio nella spartizione della Tur– chia." Per queste ragioni egli riteneva che Imperiali dovesse domandare che la zona di Adalia fosse estesa. fino a comprendere la città di Alessandretta e le fosse assegnato come hinterland una parte del vilajet di Adana e il vilajet di Konial, meno quella parte che rientrava nella zona della ferrovia Smirne-Aidin, già concessa alla Francia. Qualora questo "programma massi– mo" non si potesse raggiungere, Imperiali poteva abbandonare Alessandretta, cercando di ottenere qualcos'altro in cambio. Ad ogni modo era necessario 579 Biblioteca Gino Bianco

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