Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte quinta Speravano essi che il governo di Vienna accettasse questo "forfait"? O lo presentarono nel desiderio e nella speranza che i negoziati naufragas– sero in quello scoglio? Salandra scrive a questo proposito: L'8 aprile la guerra prossima non era definitivamente decisa; bensf la ritenevamo probabilissima. Al lettore odierno le nostre richieste non parranno eccessive; parranno forse modeste e insufficienti. Allora molti italiani se ne sarebbero piu che accontentati. Ho lettere di antichi patrioti e soldati che volevano distogliermi dal folle proposito di fare la guerra per Trieste. Noi non speravamo che !'.Austria accettasse o la Germania la costringesse ad accettare. In realtà l'animo nostro non era esente da qualche perplessità. Non ce ne farà rimprovero chi pensi alle magnifiche speranze e alle enormità dello sforzo inevitabile e agli enormi rischi per indurle ad effetto. In quei giorni, con Sonnino, ci proponemmo il dubbio: e se l'Austria accettasse?... Non duraron molto le nostre per– plessità. Le facili previsioni si avverarono. Le impressioni delle nostre controproposte, e le risposte che ci vennero dopo parecchi giorni, ci confermarono nel proposito ormai segnato (p. 121). In altre parole, la deliberazione definitiva di ricorrère alle armi fu presa solamente dopo che l'accordo con l'Intesa antigermanica era stato conchiu– so. ~e Burian avesse accettato le proposte dell'8 aprile, Sonnino e Salan– dra ne sarebbero rimasti assai sorpresi, ma avrebbero fatto cadere le tratta– tive di Londra e avrebbero garentito la loro neutralità agl'Imperi centrali. Ma non si sarebbero con questo impegnati alla neutralità verso l'Intesa antigermanica. Dopo avere sistemati i rapporti con l'Austria, Sonnino e Sa– landra avrebbero avuto ancora da risolvere il problema delle aspirazioni co– loniali nell'Africa e nell'Asia anteriore. Questo problema doveva essere risol– to attraverso negoziati colla Francia e l'Inghilterra. Probabilmente Sonnino e Salandra avrebbero lasciato cadere per ora i negoziati di Londra, approfit– tando delle difficoltà che essi presentavano e che eran gravi assai, come vedremo, e si sarebbero messi alla .finestra ad aspettare. Alla fine della guer– ra, nella conferenza della pace, avrebbero potuto riprendere quei negoziati. Allora alla Germania, non del tutto sconfitta, e all'Austria non smembrata - ricordiamoci che su queste due ipotesi essi sempre costruirono le loro aspettative - avrebbero potuto offrire una nuova alleanza con l'Italia pur– ché esse avessero appoggiato le domande coloniali italiane a spese della Francia e dell'Inghilterra. Anche San Giuliano avrebbe desiderato che, siste– mati una volta per sempre i rapporti italo-austriaci, le attività diplomati– che dell'Italia e dell'Austria si sviluppassero in avvenire "nel piu perfet– to accordo e con incondizionata fiducia e cordialità reciproca." Salandra e Sonnino, non meno di San Giuliano erano stati fino al luglio 1914 fedeli sostenitori della Triplice Alleanza. Se il governo di Vienna fosse sta– to disposto nell'estate del 1914 a fare i sacrifici necessari, le cose avreb– bero preso un ben divei:so andamento. Quel che era stato fatto nel 1914, poteva essere fatto nel 1915. Ma "non durarono molto le nostre perplessi– tà: le facili previsioni si avverarono." 570 BibliotecaGino Bianco

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