Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazia italiana nella guetra mondiale Questa argomentazione di Sonnino zoppicava non da uno ma da due piedi. Se l'Austria e la Germania fossero state sconfitte, e se l'Austria si fosse rifiutata di mantenere la promessa, il governo italiano avrebbe potuto occupare con le armi alla mano i territori formalmente promessi. Il pericolo era che l'Austria e la Germania vincessero la guerra e si rifiutassero di man– tenere le prornesse fatte nell'ora del bisogno. Oppure l'Intesa antigerma– nica vincitrice della Germania e dell'Austria, poteva consentire all'Austria di rifiutare i territori promessi all'Italia,' dal momento che questa, rimanendo neutrale, non aveva acquistato nessun diritto alla loro benevolenza. Sa– landra nelle sue memorie ha messo la questione nei verì termìni: all'esito della guerra, in caso di una vittoria degl'imperi centrali, noi non avremmo avuto modo di costringerli a mantenere i loro impegni, mentre, in caso di vittoria della Intesa, questa non avrebbe avuto motivo né voglia di soddisfare i nostri desideri (p. 112). Ma certe cose si pensano e non si dicono. Anche gli austriaci pensa– vano ma non dicevano altri argomenti. Mentre i tedeschi offrivano agl'ita– liani la loro garenzia, per la cessione puntuale dei territori alla fine della guerra, il capo dello Stato Maggiore austriaco, Conrad, domandava che fossero i tedeschi a impegnarsi a ritogliere agl'italiani alla prima occasione favorevole, i territori eventualmente ceduti. Tisza non domandava garenzie a nessuno. Se l'Austria-Ungheria avesse vinto la guerra, avrebbe avuto la for– za necessaria per "imporre la revisione delle promesse e punire i traditori." Ad ogni 'buon conto, il 20 marzo Sonnino si dichiarò disposto a la– sciare impregiudicata per ora la questione della cessione immediata e a discutere eventuali "proposte precise e concrete" di Burian. Il 21 marzo Burian propose che fosse Sonnino a formulare le sue domande. Il 22 mar– zo Sonnino, sempre lasciando aperta la discussione sul principio della ces– sione immediata, fece le viste di non capire l'invito di Burian, e ritornò a invitare Burian a fare lui le sue offerte. Il 24 marzo Burian, sempre conti– nuando a contestare gli argomenti di Sonnino in favore della cessione im– mediata, annunziò che "consentiva a fare proposte concrete." Le "proposte concrete" le fece il 27 marzo all'ambasciatore italiano duca d'Avarna. L'Italia si sarebbe impegnata 3: mantenere fino alla fine della guerra una neutralità benevola dal punto di vista politico ed econo– mico verso l'Austria-Ungheria e i suoi alleati, avrebbe lasciato al governo di Vienna piena e intera libertà d'azione nella penisola balcanica e avreb– be rinunziato a qualsiasi nuovo compenso per i vantaggi territoriali che risulterebbero per l'Austria-Ungheria da siffatta libertà d'azione. Dal suo lato, il governo di Vienna avrebbe consentito "ad una cessione di territori nel Tirolo meridionale (Trentino), compresa la città di Trento." La nuova fron– tiera italiana sarebbe stata fissata "in modo da tener conto delle esigenze strategiche che creerebbe per la Monarchia una nuova frontiera, e dei bi– sogni economici delle popolazioni." Quanto all'Albania, essa sarebbe rima– sta sempre soggetta all'impegno reciproco di disinteressamento territoriale as- 567 BibliotecaGino Bianco

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