Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte quinta Decisi alla guerra - scrive Salandra - in realtà eravamo, salvo il caso di ottenere tutto ciò che avevamo domandato, il che ritenevamo impossibile; ma alla guerra in marzo, no. I capi dell'esercito, Cadorna (capo dello Stato Maggiore) e Zupelli (ministro della guerra), formalmente interrogati, ci avevano dichiarato che l'esercito non sarebbe pronto prima della fine di aprile ... Cadorna non era senza preoccupazione circa la pos– sibilità di un colpo di mano, che ci avrebbe sorpresi durante la graduale mobilitazione che andavamo tacitamente eseguendo (p. 116). Bisognava dunque discutere. Solo per queste schermaglie verbali che si prolungarono per sei settimane, si può affermare che Sonnino vi con– senti'. solamente per guadagnare tempo. Siccome anche Burian aveva la stes– sa intenzione, i due uomini si trovavano d'accordo almeno in questo. Il generale austriaco Stiirgkh ha spiegato che i negoziati coll'Italia ebbero al– meno questo risultato utile: che l'intervento dell'Italia nella guerra fu ri– tardato fino al momento in cui l'Austria non era piu disarmata sulla sua fron– tiera italiana. Un'energica offensiva italiana contro Gorizia sarebbe riuscita as– sai piu dannosa nell'apri-le 1915 quando Germania e Austria preparavano la battaglia di Gorlice, o anche nella prima metà del maggio, quando tede– schi e austriaci erano impegnati a sfruttare in pieno ìl loro trionfo mili– tare sui russi. Sonnino rispose il 10 marzo esigendo il piu assoluto silenzio sui ne– goziati; ogni indiscrezione lo avrebbe forzato a rompere le trattative; av– venuto. l'accordo, i territori dovevano essere immediatamente consegnati; l'accordo avrebbe dovuto essere definitivo e non potere essere rimesso in discussione per tutta la durata della guerra; occorreva stabilire un termine, per esempio un paio di settimane, per la durata delle trattative; trascorso quel termine senza che si fosse arrivati ad una conclusione, il governo italiano avrebbe ripreso la propria libertà d'azione. Naturalmente Burian protestò contro la pretesa della cessione im– mediata. Il governo di Berlino trovò che- quelle proteste erano giustificate, e offrf la garenzia della Germania per la cessione dei territori a guerra finita. Sonnino tenne duro. Egli offriva un "forfait preventivo e definitivo": cessione immediata di territori austriaci da un lato, e dall'altro impegno immediato di neutralità per tutta la durata della guerra quale che ne fosse l'esito per l'Austria-Ungheria. In compenso dei vantaggi immediati che la neutralità arrecava al governo di Vienna, Sonnino voleva qualcosa di im– mediato: la cessione di territori; e non la semplice promessa di cessioni future. Egli non dubitava che un'Austria vittoriosa avrebbe mantenuto la promessa che le avrebbe giovato per trionfare, ma se fosse stata sconfitta era umano che si rifiutasse di abbandonare oltre ai territori conquistati dai vincitori anche quelli promessi a chi fosse rimasto neutrale senza che la sua neutralità fosse bastata ad assicurare la vittoria. Quanto alla garenzia della Germania, essa sarebbe stata certo mantenuta da una Germania vit– toriosa; ma l'ipotesi presupponeva la vittqria della ·Germania e quindi an– che dell'Austria. Nella ipotesi che entrambe fossero state sconfitte, la ga– renzia tedesca avrebbe perduto ogni efficacia. 566 BibliotecaGino Bianco

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