Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La _diplomazia italiana nella guerra mondiale <lagnare tempo con nuove discussioni nella speranza che la situazione mili– tare migliorasse. L'atteggiamento di Sonnino e Salandra si sarebbe sem– pre conformato alle vicende militari. Il capo di Stato Maggiore austriaco il 24 gennaio aveva assicurato che i russi sarebbero stati disfatti per la metà di febbraio. Ma erano state parole. Nel marzo la situazione delle truppe austriache sul fronte russo era assai precaria. Nello stesso tempo il movimento interventista in Italia diven– tava sempre piu intenso. Sonnino manteneva un silenzio ostile e minac– cioso. Tisza e Burian erano informati del trattato di alleanza fra Roma e Bucarest, e si immaginavano che Sonnino possedesse la intelligenza ne– cessaria per sfruttare un t~attato di quel genere. Perciò credevano che l'in– tervento italiano sarebbe stato combinato· con l'intervento rumeno. Tisza, da buon magiaro, teneva sempre gli occhi fissi alla Romania per via delle aspirazioni rumene sulla Transilvania. Un attacco rumeno contro la Transil– vania combinato in quel momento con un attacco italiano mentre i russi minacciavano di sboccare sul bassopiano ungherese attraverso i Carpazi dopo la presa di Pzremysl, sarebbe riuscito funesto per l'Ungheria. Biso– gnava arrestare ad ogni costo Sonnino e Salandra sulla via dell'intervento. "Per carità," scriveva Tisza a Burian, "ti. scongiuro di evitare che i due· briganti (cioè l'Italia e la Romania) si combinino per il saccheggio in co– mune." Per ottenere lo scopo bisognava offrire a Sonnino e a Salandra il Trentino, e prolungare i ·negoziati su questo terreno. Se la situazione mili– tare fosse andata peggiorando, Burian avrebbe potuto arrivare fino a promet– tere esplicitamente la cessione di quel territorio. Esso non apparteneva all'Ungheria ma all'Austria, e Tisza non sentiva un'invincibile ripugnanza ad essere generoso a spese altrui. Ad ogni modo la situazione militare avreb– be via via consigliato fino a che punto essere intransigenti o cedere. In un colloquio avvenuto a Vienna fra Tisza e Burian, il 1 ° o 2 marzo, _siconvenne di assumere questo nuovo atteggiamento nelle trattati– ve. Il 4 marzo, mentre Imperiali iniziava a Londra i negoziati con Sir Ed– ward Grey, Avarna da Vienna informava Sonnino che Burian era riuscito a convincere Francesco Giuseppe della necessità di eventuali cessioni territo– riali, ma nei circoli di corte le proteste contro siffatta idea erano vio– lente. Ad onta di queste proteste 1'8 marzo, in un Consiglio della Coro– na presieduto dall'imperatore, Burian fu autorizzato a consentire "in prin– cipio" a cessioni territoriali. Il 9 marzo Burian comunicò ufficialmente ad Avarna che il governo austro-ungarico "consentiva a discutere la que: stione dei compensi di cui all'articolo VII del trattato d'alleanza sul ter– reno della cessione di territori appartenenti alla Monarchia austro-ungarica." Sonnino non poteva non accettare la discussione su questo terreno. Un rifiuto avrebbe significato la rottu_raimmediata di ogni rapporto fra Vien– na e Roma. L'esercito italiano non era ancora in grado di affrontare i ri– schi della guerra. 565 BibliotecaGino Bianco

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