Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte quinta .,, dendo il progetto del Leroy Beaulieu, proponeva che il papa fosse ncono– sciuto sovrano del Vaticano e niente piu. È assai probabile che la Curia romana avesse adottato questa soluzione già nel 1911, e che ad essa ac– cennasse il cardinale Bourne nel discorso di Newcastle-on-Tyne. Il 20 settembre 1911 un grandioso e orribile monumento fu maugu– rato in Roma a quel re Vittorio Emanuele II, le cui forze armate avevano occupato Roma nel 1870. In una lettera del 20 ottobre 1911, Pio X descrisse quella come una giornata di "grande cordoglio per la Chiesa" e deplorò "quei giornali cattolici che non facevano mai motto sulla libertà e indipendenza della Chiesa." Ma, nell'atto di riservare ancora una volta i suoi "diritti imprescrittibili," anche lui, come il cardinale Bourne, par– lava non piu di sovranità territoriale: parlava di "libertà e indipendenza." Nell'autunno del 1913 ebbe luogo un'altra elezione generale. Questa volta il non expedit fu sospeso in 300 dei 508 collegi, e il numero dei de– putati cattolici saH da 16 a 39. In questa come nelle elezioni preceden– ti, gli elettori cattolici, nei collegi in cui non esistevano loro candidati, fu– rono invitati dalle organizzazioni cattoliche a votare per i conservatori. Il Vaticano aspettava, a quel che pare, qualche guiderdone per le sue condiscendenze elettorali. Nel dicembre 1913, poche settimane dopo le elezioni, i cattolici italiani tennero un congresso nazionale a· Milano. Qui l'arcivescovo di Udine - evidentemente autorizzato in precedenza dal papa - trattò il problema della situazione del papa in Italia. Riconob– be che "il presente stato della società, che è diventata atea e pagana, non permette la risuscitazione del principato civile dei papi, che la Provvidenza aveva creato come garenzia delle libertà della Chiesa." E domandò per il papa come compenso un nuovo sistema giuridico che gli assicurasse una "reale, piena e stabile libertà garentita da un impegno internazionale." Que– sto significava che la Santa Sede era disposta a rinunziare ad ogni rivendica– zione territoriale, se la legge delle guarentigie del 1871 o qualcosa di analo– go fosse stata trasformata in un trattato bilaterale fra l'Italia e la Santa Sede, e se questo trattato bilaterale fosse stato posto sotto la garenzia delle altra grandi Potenze cattoliche. Quasi certamente il riconoscimento esplici– to della sovranità del Vaticano avrebbe dovuto essere incorporato nel nuovo trattato bilaterale. Sul punto della internazionalizzazione della legge sulle guerentigie nes– sun uomo politico italiano, neanche fra quelli che piu desideravano un'in– tesa col Vaticano, era disposto a fare concessioni; mettere la legge delle guarentigie sotto un controllo internazionale significava riconoscere ai gover– ni degli altri paesi il diritto di intervenire nella vita politica interna del– l'Italia ·ogni volta che il papa avesse creduto conveniente invocare quel– l'intervento; era come fare discendere l'Italia allo stato di un paese di ca– pitolazioni come la Turchia. Il primo ministro Giolitti, pochi giorni dopo il Congresso di Milano, interrogato alla Camera se intendeva dare ai catto- 560 BibliotecaGino Bianco

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