Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazia italiana nella guerra mondiale uomini del Risorgimento, non era vitale. Una rivoluzione prima o poi lo avrebbe demolito. I cattolici, rifiutandosi di partecipare alle elezioni. nazio– nali, sottraevano ai partiti conservatori una parte delle loro forze e cosf li indebolivano di fronte ai partiti rivoluzionari. I liberali e la Casa di Sa– voia che si appoggiava ad essi, sarebbero stati incapaci di resistere agli as– salti dei repubblicani, dei socialisti, degli anarchici. Quando le forze rivolu– zionarie avessero preso il sopravvento, solo allora i cattolici sarebbero scesi in campo come salvatori dell'ordine sociale. Messisi a capo di tutte le for– ze conservatrici, atterrite dalla rivoluzione, avrebbero conquistato il governo. E quando il governo fosse venuto nelle loro mani, avrebbero ristabilito la sovranità del papa sulla città di Roma e su quanti altri territori, il papa avrebbe creduto necessario od opportuno intervenire. · Tutte queste aspettazioni fallirono. Alla sua morte Leone XIII lasciò dietro a sé nel terreno della Questione Romana un mucchio di. rovine. Fuo– ri d'Italia le proteste pontificie, ripetendosi periodicamente per trent'anni di seguito senza alcun risultato pratico, erano diventate formule morte a cui nessun uomo investito di responsabilità politiche dava la minima attenzio– ne. In ·Italia il non expedit veniva osservato solamente ·dai cattolici del– la stretta. osservanza - che erano una minoranza esigua della popolazione. La rivoluzione che Leone XIII aspettava non avvenne mai, sebbene di ru– mori rivoluzionari ce ne siano stati molti e in permanenza. Sul principio di questo secolo, nessuno piu. si illudeva, né in Italia, né fuori d'Italia, che la sovranità del papa sulla città di Roma, o su altri punti degli antichi Stati della Chiesa, potesse mai piu essere restaurata. D'altra parte, tutti i Ministeri italiani, quali che fossero le loro ten– denze politiche, avevano rispettato scrupolosamente la libertà del papa come capo internazionale della Chiesa cattolica. Dal 1870 al 1903, nessun vescovo fuori d'Italia ebbe mai ragione per lamentarsi cb.e i suoi rapporti col papa fossero disturbati dal governo italiano. N-essun ambasciatore di nes– sun paese presso il Vaticano poté mai asserire che il governo italiano violas– se le sue immunità diplomatiche. La sola violazione della libertà della San– ta Sede ebbe luogo alla morte di Leone XIII, quando nel conclave per la elezione. del successore, Sua Maestà Apostolica l'imperatore d'Austria e re d'Ungheria, Francesco Giuseppe, fece· annunziare da un cardinale ungherese il veto contro il cardinale Rampolla. A poco a poco era apparso chiaro che la posizione del papa in Roma era divenuta assai piu comoda dopo il 1870 che non fosse stata prima. Il papa godeva di illimitata libertà, ma non aveva nessuna responsabilità nel governo di una popolazione che gli s_arebbestata ostile; e nello stesso tèmpo poteva lamentarsi perché la sua libertà non era garentita contro eventuali attentati del governo italiano; cos1si circondava con l'aureola romantica del prigioniero che non si piegava dinnanzi alla violenza dei suoi carcerieri, e rivendicava contro di essi la sua libertà. In realtà i suoi carcerieri erano i garanti della sua sicurezza e i protet– tori della sua libertà. Nessuna altra soluzione della Questione Romana 557 BibliotecaGino Bianco . '

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