Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazia italiana nella guerra mondiale · l'accordo non fosse stato possibile, il governo italiano sarebbe rimasto libe– ro da ogni impegno-·per l'avvenire. L'Italia era ·una "alleata provvisoria" della Triplice Intesa:·· "alliée pour le momente," come doveva dire franca– mente a ~ar:igi durante la guerra il Segretario generale del Ministero degli esteri italiano, De Martino. La minaccia di una nuova alleanza italo-ger– manica avrebbe mantenuto sulla vià della saggezza non solo la Triplice lt?,– tesa, ma anche "i giovani e ambiziosi Stati jugoslavi." Sonnino usciva dal– la Triplice Alleanza· per andare verso la ·Triplice Intesa, ma si fermava a mezza strada, dando qualche occhiata verso la Germania, cosf come Or– feo, uscendo dall'Inferno, si voltava indietro a guardare Euridice. Un· uomo che era stato amico di Sonnino in gioventu, Leopoldo Fran– chétti, mi disse una volta che di Rudin{ (Presidente del èonsiglio nel 1891- 92 e nel 1896-98) era sqlito dire di. Sonnino: "coscienza retta, pensiero tortuoso," e lui .aderiva. a questa epigrafe. Il pro-memoria del 16 febbraio _era .un capolav~ro di .tortuosit~. Sonnino non solo evitò di offrire un prolungamento dell'alleanza per il dopoguerra, ma offrf non piu che un intervento al cinquanta per cen– to: contro l'Austria, ·ma non contro la çermania. Il pro-memoria del 15 febbraio si apriva con lè parole: ·"dichiarata la guerra fra l'Italia e l'Au– stria-Ungheria": niente Germania! Non meno caratteristico è quell'altro· passo del pro-memoria che dice: "L'Italia da parte sua s'impegna a fare ogni sforzo per combattere l'Austria-Ungheria e la Turchia a chi loro ven– ga in aiuto in terra come in mare" (art. 2). Se la Germania fosse per dan– nata ipotesi venuta in aiuto dell'Austria · e della Turchia, l'Italia avrebbe fatto ogni sforzò militare anche contro essa, ma non prometteva nessuna dich1arazione di guerra. Essa non aveva nessun conto da regolare con la Ger– mania. Sonnino concepiva la· guerra dell'Italia come una guerra "locale" che nasceva da un malaugur:;tto dissidio col Gabinetto di Vienna ·sulla in– terpretazione dell'articolo VII del trattato di aUeanza, e ·che si sarebbe svi– luppata accanto alla guerra generale fra gl'Imperi centrali e la Triplice In– tesa? m~ non aveva con essa nessun legame ~ssenziale. Era la "nostra guer- · ra" come dòvevano chiamarla i. giornali piu fedeli al verbo sonniniano. Gli ammiratori di Sònnino accusano spesso -e 'volentieri i diplomatici della Triplice Intesa di avere dimostrato verso il loro eroe una insigne ma-· lafede e cattivà volontà. Hanno ragione da vendere. Ma dimenticano coscien- . ziosamente di dare _og_ninformazione da cui possa risultare che gli altri non fece~o che pagare Sonnino colla sua stessa moneta. Essi capirono il gioco ·sonniniano. Avevano bisogno della carne da cannone italiana. Non potevano perciò rifiutarsi di seguir<:;Sonnino nel suo terreno.' Ma non appena lo ebbero trascinato nella partita, subito cominciarono anch'essi a giocare le loro carte. E quando la carta su cui Sonnino aveva puntato tut– te le sue fortune - la pace negoziata da una "Europa" in cui la Ger– mania fosse ancora in grado di lottare, e non_ una ·pace imposta dai vinci– tori a una Germania disarmata quando quella carta falH, gli altri non . " . .. - 553 BibliotecaGino Bianco

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