Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte quinta del 19 maggio 1911 in quella parte dell'Asia minore in cui si trovano · Kaya, Adalia, Alaja e Makri. Sonnino aveva ambizioni assai piu vaste. Da due telegrammi che lui· e In:iperiali si scambiarono il 24 e 25 febbraio risulta che entrambi avevano già messo gli occhi su Smirne. Anche qualche oasi e qualche amba del deserto del Sahara e il rinnovamento per venti anni della convenzione franco-italiana del 1896 sullo stato giuridico degli italia– ni in Tunisia, dovevano sembrare poca cosa quando l'avvenire portava forse in seno frutti ben piu succosi. "Sembra davvero," ha osservato il Toscano, "che il governo italiano fosse preoccupato dal timore di chia– rire i propri diritti. Ma come supporre che sarebbe stato piu facile farlo in seguito quando, impegnati nella guerra, avremmo dovuto adempiere in . ogni caso gli impegni militari?" (Il Patto di Londra, p. 163). Sonnino e Salandra risponderebbero che il loro non fu timore ma deliberato proposi– to. Essi si proponevano di chiarire i loro diritti non durante la guerra, ma a guerra finita, manovrando destramente fra una Germania non ridot– ta all'impotenza e una Triplice Intesa non del tutto trionfante. Nell'aspet– tazione del proficuo gioco diplomatico che sarebbe stato reso possibile .in queste condizioni, essi avevano mille ragioni per non chiarire i propri pen– s1en. Occorre, finalmente, tener presente un altro dato di fatto per com– prendere il piano di Salandra e di Sonnino. San Giuliano nell'agosto del 1914 aveva fatto a Sir Edward Grey, fra le altre proposte, questa:· che do– po la conclusione della pace la nuova sistemazione territoriale fosse garen– tita da un trattato a lunga scadenza di alleanza pacifica e difensiva fra i vincitori. Egli offriva alle Potenze della Triplice Intesa due vantaggi in· compenso degli acquisti territoriali italiani: l'intervento dell'Italia nella guerra e l'alleanza dell'Italia nel dopoguerra. Cosf i diplomatici dell'Intesa avrebbero ottenuto la certezza che ·il governo italiano la rompeva definitiva– mente con gli Imperi centrali. Nell'atmosfera di fiducia reciproca cosf creà– ta, i punti oscuri che in quel momento non si potevano eliminare nel fissare il nuovo assetto territoriale, sarebbero stati via via discussi e chia– riti amichevolmente fra amici che erano stabilmente associati. Le discus– sioni non sarebbero state adombrate dal sospetto che i diplomatici italiani, nella speranza di strappare nuove concessioni, minacciassero di ritornare ai vecchi .amori con la Germania per rimettere in discussione i risultati della vittoria. Nessuna traccia di una offerta analoga a quella fatta da San Giuliano si trova nel pro-memoria 'del 16 febbraio 1915. È questa una differenza essertziale fra il piano di San Giuliano e quello di Sonnino. Sonnino offrf. alla Triplice Intesa un solo vantaggio: l'intervento dell'Italia nella guerra e • per questo vantaggio domandò un prezzo. A guerra finita l'Italia avrebbe potuto rendere un nuovo servizio: quello di garentire il nuovo assetto territoriale. Per questo nuovo servizio doveva ottenere un prezzo supplemen– tare, che sarebbe stato discusso a tempo opportuno. Se sul nuovo prezzo Biblioteca Gino Bianco

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