Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazia italiana nella guerra mondiale trove. Ora nell'Africa del 1915 i territori contigui a quelle colonie italia– ne potevano essere divisi nelle seguenti tre categorie: 1) l'Etiopia, con cui confinavano a nord l'Eritrea e a sud la Somalia it.aliana; 2) deserti sen– za alcun valore economico a sud-ovest e sud della Libia nelle colonie fran– cesi e ad ovest dell'Egitto; e 3) territori succulenti come la Tunisia ad ovest della Libia, o dotati di un qualche valore economico, come il Sudan anglo-egiziano ad ovest dell'Eritrea, Gibuti e il Somaliland inglese fra l'E- . ritrea e la Somalia italiana e il Djubaland inglese a sud di questa ultima colonia. Tra questi territori, l'Etiopia non era colonia né inglese né france– se, e perciò rimaneva esclusa dal gioco dei compensi. D'altra parte nessu– no poteva aspettarsi che Sonnino, dopo essersi dimostratQ astemio alle co– lonie tedesche, progettasse di domandare i suoi compensi nei soli territori desertici del Sahara. Non rimanevano, dunque, disponibili per il gioco dei compensi che i territori francesi e inglesi della terza categoria. Su questi Sonnino evitava qualunque precisazione. Nel dispaccio del 23 marzo 1915 Tittoni criticò il programma di Sonnino anche su questo terreno. Ecco la seconda e ultima parte dèl do– cumentò: È anche importante che nessuna obiezione sia stata fatta al nostro definitivo ac– quisto del Dodecaneso. Però per l'Asia Minore mi parrebbe necessaria una maggiore precisione, segnando co– me minimum i limiti fissati dal marchese di San Giuliano ai numeri 11 e 12 del suo te– legramma segreto agli ambasciatori del 25 settembre n. 1066. Per l'Africa poi, oltre i maggiori compensi opportunamente richiesti da V.E. in ca~o di spartizione totale o parziale delle colonie tedesche da parte della Triplice Intesa, riterrei che sarebbe bene domandare alla Francia: 1) che la convenzione Visconti-Ve– nosta per Tunisi sia prorogata per venti anni; 2) che ci sia riconosciuta l'oasi di Barakat; 3) che ci siano dati i due cunet ché secondo gli accordi Prinetti-Delcassé penetrano nella Tripolitania fra Gadamès e Chat, e tra Chat e Tunno, obbligandoci per comunicare tra queste località ad attraversare territori francesi. Le carov~iere tra queste località dovreb– bero essere in territorio nostro. Inoltre potremmo domandare in tutto o in parte il Tibesti e il Borku che in altri tempi erano considerati come appartenenti alla Tripolitania. Sarebbe altresi prudente assicurarci il diritto di collegamento della ·Oacuna: Tripolitania ?] colla ferrovia futura che dalla Tunisia andrà attraverso il · Sahara verso il Lago Tchad, assicurandoci inconsuete garenzie per l'esercizio cumulativo. All'Inghilterra, in cambio di Giarabub, che noi vorremmo e che essa non vuole dare a nessun costo, potremmo domandare Kissimayo alla foce del Giuba. Oltre a Kufra che l'Inghilterra ci ha già riconosciuto, potremmo chiedere una larga zona che portasse il nostro possesso fino alla linea che divide la sfera d'influenza inglese dalla francese. Ho creduto che a Vostra Eccellenza, cui spetta di decidere nella sua saviezza, non debba essere discaro il parere dei suoi collaboratori anche se per avventura non credesse seguirlo. Tittoni, dunque, avrebbe voluto parlar chiaro e raggiungere un accordo che non lasciasse adito a contestazioni. Ma era appunto quel che Sonnino in quel momento voleva evitare. San Giuliano, ai numeri 11 e 12 del tele– gramma 25 settembre, aveva domandato che fossero confermati all'Italia i diritti che le erano stati già riconosciuti dal governo inglese nell'accordò 551 BibliotecaGino Bianco

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