Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte quinta . goziatori italiani se ~vessero voluto assicurarsi l'alleanza itali~na nel dopo-. guerra. Al principio· della guerra era l'Austria che doveva fare le spese delle "aspirazion1 nazionali," delle "garenzie strategiche" e dei monopoli com– merciali sonniniani. Alla fine della guerra sarebbe venuto il turno della Francia e dell'Inghilterra. Politica di ricatto? La diplomazia in tutti i paesi è stata sempre l'arte del ricatto, cioè dell'offrire vantaggi e minacciare dan- ni per ottenere compensi. - _ Queste aspettazioni militari e calcoli diplomatici ci spiegano perché Sonnino nel pro-memoria del 16 febbraio precisò con pedanteria minuziosa la nuova frontiera italiana sulle Alpi e nell'Adriatico, formulò nettamen– te la domanda che "restassero acquisite all'Italia le isole del Dodecane– so" (art. 8) che essa aveva occupate nel 1912 durante la guerra italo-tur– ca e che teneva a titolo provvisorio, e domandò altrettanto nettamente che l'Italia "succedesse a tutti i diritti e i privilegi spettanti al Sultano in Libia in virtu del trattato di Losanna" (art. 10), che aveva messo fine a. quella guerra. Ma lasciò nel vago le acquisizioni coloniali che i futuri trat– tati di pace dovevano riconoscere all'Italia nell'Asia e nell'Africa. Ecco, in– fatti, in che modo egli formulò su questo punto le sue domande: Art. 9. - In generale le parti ·si accordano nel riconoscere che l'Italia ha un inte- · resse di equilibrio nel Mediterraneo· da tutelare, onde nel caso di spartizione in tutto o in parte dell'impero ottomano, l'Italia dovrà aversi la sua congrua parte. Analogo conto verrà tenuto degli interessi dell'Italia anche nell'ipotesi che permanga la integrità territoriale ottomana, alternandosi soltanto le presenti zone, di interesse delle varie Potenze. Art. 12. - L'Inghilterra e l'Italia si obbligano alla reciproca garanzia dell'indipenden– za dello Yemen; e lasciando in libere mani i Luoghi Santi, s'impegnano a non procedere all'annessione di alcuna parte dell'Arabia occidentale e a non imporle qualsiasi altra forma di dominio, senza rinunziare al diritto di opporsi a che un'altra Potenza acquisti o si attribuisca diritti nel territorio dell'Arabia medesima. Art. 13. - Qualora le altre Potenze aumentassero le loro colonie africane a spese della Germania, si farà luogo ad un apposito accordo per assicurare all'Italia qualche corri– spondente equo compenso, e ciò specialmente nel regolamento a suo favore delle questioni di confine fra le sue colonie dell'Eritrea, della Somalia e della Libia e le colonie attigue francesi e inglesi.· Sarebbe stato difficile mettere insieme un maggior numero di formule piu capaci, per la loro ambiguità, di dare adito a contestazioni piu in– terminabili. Degno di considerazione è specialmente l'articolo 13 che riguar– da l'Africa. La formula usata da Sonnino a questo proposito non meno che la parola "Europa" apre la via a scoprire il fondo del pensiero sonni– niano. Sonnino non domandò nessuna partecipazione a. una eventuale di– stribuzione delle colonie tedesche fra i -vincitori: non intendeva creare attriti italo-tedeschi' nelle questioni coloniali, e lasciava che l'Inghilterra e la Francia se la sbrigassero da sé con la loro nemica. Ma per i loro eventuali acquisti anti-germanici, l'Inghilterra e la Francia compensassero l'Italia a lo– ro spese. Per giunta questi compensi dovevano essere localizzati sui confini delle colonie italiane della Libia, dell'Eritrea e della Somalia, e non al- 550 BibliotecaGino Bianco

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