Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazia italiana nella guerra mondiale ti "Fasciotti continuò nella sua costante attività, riferendo e richiedendo i~formazioni sull'atteggiamento dell'Italia. Sonnino, in vista della situazio– ne incerta dell'Italia, rispondeva con molta parsimonia. 113 Un modo di dire come un altro per dire che non rispondeva affatto. Il 1° gennaio 1915 il re di Romania si rivolse personalmente al re d'Italia domand~ndogli se "il mo– mento attuale non gli paresse propizio per ampliare e precisare l'accordo del settembre precedente." Sonnino fece preparare una lettera di risposta del tutto insignificante, che il re rese anche piu insignificante, sopprimendo un accenno dal quale avrebbe potuto credersi che a suo parere il momento per ampliare e precisare il felice accordo "sembrava doversi avvicinare da un giorno all'altro." "In quel tempo," spiega il Capo Gabinetto di Sonni– no, "la funzione dell'Italia era ancora incerta": e una delle ragioni dell'in– certezza era che "fervevano i negoziati con l'Austria-Ungheria, per vedere se fosse possibile ottenere la soddisfazione di qualche nostra aspirazione na– zionale senza entrare in gµerra" - una prova, anche questa, che Sonni– no trattava col governo di Vienna col desiderio sincero di arrivare ad un accordo. Il 23 gennaio Bratiano ritornò all'assalto per precisare un'azione comune, non era possibile "r,imanere indifferenti dinnanzi al problema del-. lo smembramento dell'Austria posto dalla guerra attual_e ''; gli era neces– sario sapere "se la Romania poteva contare sull'appoggio dell'Italia nel caso fosse attaccata." Sonnino rispose, ancora una volta, il 27 gennaio, che non era il caso di precisare nulla. Due giorni dopo cambiò idea e consenti'. ad un nuovo impegno per il solo caso che l'Italia o la Romania fossero aggre– dite da una terza potenza, cioè dall'Austria, senza averla provocata. In questo senso fu firmato il 6 febbraio un nuovo trattato, documento an– ch'esso della stitichezza mentale sonniniana, perché l'Austria in quel momen– to aveva altre gatte da pelare e a tutt'altro poteva pensare che ad aggre– dire l'Italia e la Romania. Solamente a mezzo febbraio, come scrive il capo gabinetto, era "risultato sempre piu manifesto che i negoziati con l'Austria-Vngheria non avrebbero condotto a nulla." Perciò il 19 febbraio, cio~ tre giorni dopo avere spedito. ad Imperiali il pro-memoria del 16 feb– braio, Sonnino scrisse a Fasciotti che "approssimandosi il giorno in cui potremo considerare come giunta a buon punto la nostra preparazione mi– litare," sembrava essere venuto il momento di concordare quell'azione co– mune che era stata prevista dall'accordo del 23 settembre. "Dato che l'I– talia si risolvesse ad entrare in campo contro l'Austria-Ungheria non piu tar– di della fine di aprile, potrebbe essa contare sopra una contemporanea azio– ne vigorosa della Romania nello stesso senso? " Ma la freddezza dimostra– ta da Sonnino fino a quel momento aveva fatto sorgere a Bucharest il so– spetto che l'Italia si accordasse per suo conto con le Potenze della Tripli– ce Intesa, lasciando sola la Romania. Perciò le conversazioni si trascinaro- . no senza arrivare a nessuna conclusione. 3 Nuovi Ricordi, p. 195. 543 BibliotecaGino Bianco

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