Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte quinta doveva impedire agli slavi del sud di formare alle spalle dei nuovi terri– tori italiani una compagine nazionale capace di rivendicare quei territori contro l'Italia. Egli si accingeva a fare non una guerra rna due: una contro il gover– no di Vienna, ed una contro gli slavi del sud. Col governo di Vienna egli faceva una guerra da innamorato tradito per la interpretazione del– l'art. VII del Trattato di alleanza: tu non mi hai dato tetta, e tu me la pagherai. La guerra contro gli slavi del sud era assai piu seria, anche se si sviluppava per ora solamente nel campo diplomatico. Era una guerra per impedire loro di costituirsi in unità nazionale. Volendo impedire quella unità non poteva acconsentire allo smembramento dell'Austria. Se consideriamo quest'idea come essenziale nel piano diplomatico son– niniano, noi comprendiamo anche la politica adottata da Sonnino verso la Romania. A questo punto della politica seguita dal suo ministro degli esteri, Salandra non dedica che poche parole insignificanti: Della Romania, tutti, amici e avversari, ritenevano avrebbe seguito in breve l'e– sempio dell'Italia. La Romania fin dall'autunno 1914, aveva con noi, allora neutrali, un accordo non molto preciso di seguire una linea di condotta comune, tenendoci informati delle rispettive risoluzioni; aveva pure con la Russia un accordo per lauti compensi in territori rumeni allora soggetti all'Ungheria, in corrispettivo della sola osservanza di una benevola neutralità. In maggio [1915] si disse risoluta a entrare in guerra. Ma chiese altri notevoli incrementi territoriali a spese delle aspettative russe (Bukovina) e serbe (Banato). Le cose non furono cosf semplici come S,alandra vuol farci credere. San Giuliano aveva pensato a coordinare l'intervento italiano contro l'Au– stria, non solo con le operazioni terrestri della Russia e navali della Fran– cia e dell'Inghilterra, ma anche con un intervento della Romania. Prima di giocare la partita voleva avere nelle mani tutte. le carte possibi– li. Il Primo ministro rumeno, Bratiano, gli venne incontro il 10 settembre, proponendo "con cuore aperto "una intesa italo-rumena: la Romania avrebbe fatto quel che avz:ebbe fatto l'Italia. San Giuliano non se lo fece dire due volte, e conchiuse con Bratiano il 23 settembre 1914 un accordo in forza del quale i due governi, riconoscendo la analogia dei loro interessi rispettivi dinanzi alla guerra in corso, si impegnavano a non uscire dalla neutralità senza un preavviso di otto giorni, di rimanere continuamente a contatto per esaminare se la situazione esigeva accordi piu precisi, e di tenere lo stesso atteggiamento sia che fosse opportuno rimanere neutrali, o si pre– sentasse la eventualità di una mediazione, o fosse necessario entrare in guerra. Anche Tittoni, da Parigi, scrisse il 4 ottobre che, a suo parere, se un accordo dell'Italia con la Triplice Intesa sarebbe stato una buona cosa, "ottima cosa sarebbe l'accordo con la Romania: persisto nel ritenere che a noi non conviene uscire dalla neutralità se la Romania non ne esce." Morto San Giuliano, Sonnino lasciò cadere nel nulla l'accordo del 24 settembre. Come scrive il suo Capo Gabinetto Aldrovandi Marescot- 542 BibliotecaGino Bianco

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