Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazìa italiana nella guerra mondt'ale nell'Adriatico centrale e Vallona nell'Adriatico inferiore - fossero passa– te sotto il controllo dell'Italia, e anche se per giunta quelle sponde fos– sera state controllate non piu da un Impero austro-ungarico di 50 mi– lioni di abitanti, ma da uno Stato jugoslavo di 12 o 13 milioni di abitan– ti. Quando si tenga presente questo m0do di ragionare o meglio di sragio– nare, si comprende perché Sonnino arrivasse a formulare le idee seguenti: Il movente principale determinante la nostra entrata in guerra a fianco dell'Intesa è il desiderio di liberarci dalla intollerabile situazione attuale d'inferiorità nell'Adriatico di fronte all'Austria, per effetto della grande diversità delle condizioni fisiche e geografiche delle sue sponde dal punto di vista della offesa e della difesa militare, diversità che è stata resa piu grave [?] dalle armi e dalle forme della guerra moderna [...] Non varrebbe la pena di mettersi in guerra per liberarci dal ·prepotente predominio austriaco nell'A– driatico, quando dovessimo ricadere subito dopo nelle stesse condizioni di inferiorità e di costante pericolo di fronte alla lega dei giovani e ambiziosi Stati jugoslavi. Si noti il plurale "Stati jugoslavi." I nazionalisti italiani andavano ripetendo che una unione dei croati e dei serbi era impossibile dato che i primi erano cattolici e i secondi greco-ortodossi, e i primi usavano nello scrivere la lingua comune i caratteri latini e i secondi i caratteri cirilliani. Sonnino inghiottiva in blocco tutto ciò che i nazionalisti ·italiani andava– no raccontando, e quindi escludeva che potesse mai formarsi un unico Stato nazionale jugoslavo. È difficile definire con sicurezza quali fossero le sue idee sul futuro di quegli "Stati jugoslavi" al plurale. Secondo lui, la Bosnia-Erzegovina "sarebbe diventata possibilmente serba," e la Serbia e il Montenegro "probabilmente si sarebbero fusi o associati presto." Quanto alla Croazia– essa sarebbe rimasta unita .all'Austria-Ungheria o se ne sarebbe staccata. 2 Ma Sonnino intendeva opporsi tenacemente ad una associazione colla Serbia. In fondo egli la voleva associata all'Austria-Ungheria e fu in vista di que– sta necessità che nel pro-memoria del 16 febbraio rinunzia a Fiume "nel– l'interesse dell'Ungheria e della Croazia." D'altra parte, data la presumibile unione della Bosnia-Erzegovina e della Serbia e data la probabile consocia– zione della Serbia col Montenegro, non sarebbe rimasto fuori dall'Austria– Ungheria-Croazia che un solo Stato jugoslavo. E allora da chi sarebbe stata formata la "lega degli Stati jugoslavi" al plurale? Tutto induce a pen– sare che Sonnino sperava di mandare a monte la fusione - probabile ma non certa - della Serbia e del Montenegro, giocando sulla riluttanza della dinastia montenegrina a lasciarsi cacciar di nido dalla dinastia serba. I due paesi non avrebbero dovuto oltrepassare la fase di una semplice - "lega." Ad ogni modo, un punto rimane sempre fermo nella sua politica: egli si oppose costantemente con tutte le sue forze alla formazione di un unico ~tato jugoslavo. Essendosi proposto di aggregare all'Italia mezzo mi– lione di slavi nella Venezia Giulia e mezzo milione in Dalmazia, Sonnino 2 SALANDRA, L'Intervento, p. 167. 541 BibliotecaGino Bianco

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