Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte quinta Un tecnico, che a causa della sua intelligenza vivace fece poca car– riera nell'esercito italiano, e perciò lo abbandonò, il colonnello Barone, nel luglio 1914 aveva affermato che sarebbe bastato il possesso di Valona per assicurare· all'Italia "il dominio di entrambe le sponde adriatiche nel punto dove esse maggiormente si avvicinavano." Occupando Valona l'Italia avreb– be ottenuto "le chiavi dell'Adriatico," al comando dello sbocco di esso nell'Jonio e la possibilità di bloccare, se non addirittura di strozzare, l'atti– vità militare austriaca" (nel settimanale Preparazione, 21-22 luglio 1914). Lo stesso ammiraglio Thaon De Revel in una intervista concessa alla Tri– buna il 12 dicembre 1918, definf nei termini seguenti "le assolute neces– sità marittime e navali" italiane: Perché noi possiamo sentirci finalmente tranquilli in casa nostra occorre che per l'Italia siano fuori discussione le seguenti condizioni di fatto: I) Il possesso della costa istriana; - 2) Il predominio marittimo sulle coste opposte; 3) Il possesso delle isole, tanto quelle che costituiscono l'antemurale del Quarnero quanto delle isole Dalmate e Curzolane. (sic) Dunque non solo egli aveva finalmente imparato che le "Curzolari" non avevano nulla da fare con le isole che circondano Curzola, e perciò queste ultime isole le aveva battezzate di motu proprio come "Curzola– ne" - nome ignoto ai geografi - ma aveva anche scoperto che gli era necessario il "predominio marittimo" sulla costa dalmata, il quale "predo– minio" non doveva essere confuso col "possesso" della costa istriana e del– le isole e che sarebbe bastato questo "possesso" ad assicurare quel "pre– dominio." Il programma di occupare quasi tutta la Dalmazia continentale e tutte le isole dell'arcipelago dalmata si spiega solamente se si attri– buisce a Salandra, a Sonnino e ai loro consiglieri l'idea che l'Italia, occupan– do quei territori, vi avrebbe reso assolutamente impossibile la esistenza di qualunque flotta e il sorgere di qualunque fortificazione che non fosse ita– liana. Questa sarebbe stata la soluzione radicale, assoluta, del problema na– vale italiano nell'Adriatico. Ma anche chi adotta questa ipotesi deve domandarsi come mai né l'ammiraglio né gli altri inventori delle "aspirazioni nazionali" e delle "garenzie strategiche" non si domandarono che cosa sarebbe successo delle forze italiane che avessero dovuto presidiare la Dalmazia continentale. Il colonnello Barone, in una conferenza fatta alla fine del dicembre 1914, ave– va affermato che la conquista della Dalmazia continentale avrebbe "gra– vato le spalle delle generazioni future di uno sforzo immane, costringen– do l'Italia a un apparecchio gigantesco di forze di terra" (Giornale d'I– talia, 30 clic. 1914). Finanche un generale, che durante la guerra si dette un gran da fare per dimostrare la necessità di conquistare la Dalmazia, dové riconoscere che la "difesa dalmata risiede essenzialmente nelle isole: per– ciò anche se costretti a sgombrare temporaneamente la terra ferma, baste- 532 BibliotecaGino Bianco

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