Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La· diplomazia italiana nella guerra mondiale catura del golfo di Patrasso. Fu nelle vicinanze di queste isole che Don Giovanni d'Austria, un ammiraglio spagnuolo del secolo XVI, vinse quella famosa battaglia di Lepanto, su cui l'ammiraglio italiano del secolo XX avrebbe dovuto possedere qualche informazione. Che cosa sarebbe avvenuto se l'ammiraglio Thaon De Revel avesse ordinato ad un suo subordinato di fare una operazione nelle acque delle "Curzolari" intendendo quelle in cui si trova l'isola di Curzola, e il suo subordinato ricordandosi della batta– glia di Lepanto avesse seguito l'ombra di Don Giovanni d'Austria verso il golfo di Patrasso? A parte questi spropositi geografi.ci , il capo dello Stato Maggiore del– la Marina italiana non era ancora arrivato a capire che l'Austria non avreb– be piu dominato l'alto Adriatico da Pola, quando avesse perduto l'Istria e con essa la base navale di Pola, mentre l'Italia avrebbe conservato Vene– zia; e che la flotta italiana, purché fosse stata piu potente della flotta av– versaria, avrebbe tenuto in rispetto qualunque flotta annidiata nell'arcipela– go dalmata o a Cattaro se avesse potuto controllare un'isola o un gruppo di isole nel medio Adriatico. Sembra che egli si immaginasse che il do– minio di un bacino marittimo è dato dal possesso di numerose basi navali e non dalla prevalenza delle. forze mobili purché appoggiate a una sola base conveniente. · Nelle operazioni militari che si svilupparono nell'Adriatico fra ingle– si e francesi nel 1810-1812, gl'inglesi possedevano solamente l'isola di Lissa, mentre i francesi controllavano tutte le coste occidentali e orien– tali dell'Adri~tico. Con tutto questo, gli inglesi, appoggiati alla sola isola di Lissa, continuarono sempre ad infestare l'Adriatico, perché possedevano forze navali superiori. Nella stessa guerra italo-austriaca del 1915-18 le nu– merose basi navali, che la flotta austriaca possedeva sulle coste dell'Adria– tico orientale, non · le permisero nessuna operazione importante, perché le forze navali della coalizione italo-franco-britannica erano superiori anche se appoggiate nell'Adriatico alle sole basi di Venezia e di Brindisi. La flot– ta austriaca fu paralizzata soprattutto dai sottomarini, e un sottomarino non ha bisogno di grandi basi navali: può rifornirsi e nascondersi in qua– lunque piccola insenatura della costa. La flotta austriaca poté bombardare parecchie città sulla costa dell'Italia Centrale e Meridionale nella notte del 24 maggio 1915 perché la Marina Italiana, comandata dall'ammiraglio ~haon De Revel, si lasciò sorprendere, nonostante nove mesi di prepara– zwne. Nell'estate successiva i bombardamenti ricominciarono, ma riuscirono ~eno dannosi perché la Marina Italiana aveva finalmente incominciato ad imparare il mestiere. Nel 1917 e 1918 i bombardamenti si ridussero ad ope– razioni di nessuna importanza e di meschinissimi risultati, perché erano state prese finalmente tutte le precauzioni necessarie. Dunque gli iniziali bom– bardamenti austriaci si dovevano attribuire all'insipienza dell'ammiraglio Tha~n De Revel che nel 1915 dirigeva le operazioni italiane. Ma l'ammi– raglio trovava comodo ,darne la colpa alla Dalmazia. 531 BibliotecaGino Bianco

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