Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte quinta convincere in Italia i triplicisti tenaci nella neutralità che la denuncia del– l'alleanza e la guerra erano divenute inevitabili. Ma esiste anche un telegramma del 4 marzo 1915, in cui Sonnino annunzia al duca di Avarna la partenza di un bavarese per Vienna che ' " 1 f " f S h ' ' " ·1 puo par are rancamente a rau c ratt e puo cosi preparare 1 ter- reno." Frau Schratt era l'amica decrepita del decrepito imperatore France– sco- Giuseppe. Sonnino, senza dubbio, credeva imitare Maria Teresa, che aveva utilizzato l'influenza di madame de Pompadour presso Luigi XV per preparare la guerra contro la Prussia, o Cavour che aveva affidato alla contessa di Castiglione la missione di sedurre Napoleone III a servizio della politica piemontese. Ma madame de Pompadour e la contessa di Castiglione erano giovani e Luigi XV e Napoleqne III non erano ancora decrepiti. Immaginarsi che le attrattive di frau Schratt potessero nell'an– no di grazia 1915, prevalere sulle convinzioni inveterate di Francesco Giu– seppe e sulla volontà dei suoi ministri e generali, era il colmo della idio– zia. Ma il telegramma di Sonnino è un documento chiave. Sonnino vole– va conchiudere. Se non avesse voluto conchiudere, non avrebbe avuto l'i– dea di un telegramma cosi ridicolo. Egli sperava che il bavarese "parlando francamente," facesse intendez:e a frau Schratt e a Francesco Giuseppe, che lui, Sonnino, faceva sul serio, e che si andava alla guerra se il governo austriaco continuava a tergiversare. Il bavarese, arrivato a Vienna il 5 marzo, probabilmente compres~ su– bito, a quel che sembra, che non c'era niente da fare, né con frau Schratt, né con Francesco Giuseppe. O piuttosto l'ambasci_atore italiano a Vien– na, prima che il messo di Sonnino arrivasse sul campo di battaglia, consi– gliò ad abbandonare lo stupido tentativo. Questo è certo: che il 3 marzo Sonnino ordinò all'ambasciatore italiano a Londra, marchese Imperiali, di iniziare i negoz~ti per l'adesione dell'Italia all'Intesa antigermanica. Fino a questo momento, Sonnino era rimasto asserragliato nel trattato della Triplice Alleanza e non aveva preso la minima iniziativa che si tro– vasse in contraddizione coi doveri impostigli dal trattato. Aveva solamente rivendicati i diritti che gli provenivano dall'art. VII e che il Gabinetto di Vienna si rifiutava di riconoscere. Dal 3 marzo 1915 in poi agi anche lui come San Giuliano: si mise in contraddizione col trattato d'alleanza senza averlo prima denunciato. Anche lui, come San Giuliano, barò senza necessità e senza uti– lità. Oramai egli non poteva avere piu nessuna speranza d'intendersi col governo di Vienna. D'altra parte i governi dell'Intesa dal fatto che egli iniziava le trattative per allearsi con loro, dovevano capire che i ponti fra lui e l'Austria erano rotti. Egli perciò non poteva illudersi di far valere nel– le trattative con l'Intesa antigermanica la minaccia di conciliarsi con l' Au– stria. A denunziare, pertanto, pubblicamente l'alleanza prima di iniziare i negoziati con l'Intesa, egli non avrebbe avuto nulla da perdere. Anche lui fu sleale senza esservi "necessitato." 524 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=