Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazia italiana nella guerra mondiale Sono trascorsi due mesi e piu - fece osservare a Burian - dacché ponemmo dinan– zi al governo aust~o-ungarico_la quest~one, del~'art. VII, invitandolo ad un'amichevole ~i– scussione intorno a1 compensi da darsi all Itaha pel turbamento da esso provocato nelle– quilibrio balcani~o. P~r quanto. ~01': ci. ~i sia_offerto un deci~o rifiuto a trattare, pa~san le settimane ed 1 mesi, e non s1 e nusc1t1 mai ad avere una nsposta, nemmeno sul pnmo quesito di massima, se cioè codesto governo fosse disposto ad accettare la discussione nel terreno della cessione di territori già oggi posseduti dall'Austria-Ungheria. Invece, mentre da un lato si pongono nuove questioni ed argomenti di dibattito, che hanno il mani– festo scopo di eludere ogni discussione sul tema da noi proposto e di condurre le cose in lungo, dall'altro si vanno intanto allestendo nuove spedizioni militari nei Balcani. Di fronte a questo contegno persistentemente dilatorio non è possibile oramai nutrire piu alcuna illusione sull'esito pratico delle trattative. Onde il regio governo si trova costretto a ritirare ogni proposta o iniziativa di discussione, e a trincerarsi nel semplice disposto dell'articolo VII, dichiarando che considera come apertamente contrario all'articolo stesso qualunque azione militare che volesse muovere da oggi in .poi l'Austria-Ungheria nei Balcani, sia contro la Serbia, sia contro il Montenegro o altri, senza che sia avvenuto il preliminare accordo richiesto dell'art. VII. Non ho bisogno di rilevare che se di questa diehiarazione e del disposto dell'art. VII il governo austro-ungarico mostrasse col fatto di non voler tenere il dovuto conto, ciò potrebbe portare gravi conseguenze, delle quali questo regio governo declina fin da ora ogni responsabilità. Il 17 febbraio Sonnino dette alla precedente comunicazione "il signi– ficato preciso di un veto opposto da noi ad ogni azione militare dell'Au– stria-Ungheria nei Balcani, fino a tanto che non si sia verificato in ante– cedenza l'accordo sui compensi voluti dall'art. VII. Occorre mettere bene in chiaro che ogni diverso procedere di codesto governo non potrebbe da noi interpretarsi oramai se non come un'aperta violazione dei patti del trattato, e come segno manifesto da parte sua di riprendere la sua libertà d'azione: nel quale caso dovremmo ritenerci pienamente giustificati e ri– prendere anche noi la nostra piena libertà d'azione per la salvaguardia dei nostri interessi." Il 21 febbraio Sonnino dichiarò che: • 1':on avrebbe potuto ammettere la utilità di una discussione sui compensi la quale non riguardasse territori posseduti attualmente dall'Austria-Ungheria: una discussione sif– fatta non avrebbe soddisfattp in alcun modo il sentimento nazionale italiano, e non avrebbe portato a nessun accordo. Tutti h~nno creduto, in Italia e fuori d'Italia, che Sonnino in questi neg_oziati non abbia avuto altro scopo che guadagnar tempo per le prepa– razioni militari necessarie alla guerra contro l'Austria. Ed è certo che an– che. So~ni~o aveva interesse a guadagnar tempo. Nell'estate del 1914 l'e– sercito italiano non era pronto per una guerra. Occorreva improvvisare tut– to con un'alta gerarchia militare lenta di comprendonio e tarda all'azione. A_ me~zo febbraio, Sonnino sperava che l'esercito foss~ pronto per .la metà di apnle. Il 24 marzo lo Stato Maggiore assicurò che sarebbe stato pronto per la fine di aprile. A mezzo aprile scopri che gli occorreva ancora un altro _mese: Inoltre, le trattative, qualora la intransigenza austriaca nella materia dei compensi si fosse dimostrata insuperabile, avrebbero servito a 523 BibliotecaGino Bianco

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