Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazia italiana nella guerra mondiale · tenza al movimento nazionalista. Spinto dal suo carattere egocentrico e ~talento, egli si dette ~ den~nciare bru~alme~te c?m_e_tra_ditori.del prole– tariato vigliacchi, buom a mente, quegli stessi socialisti ai quah egh ave– va in;egnato la dottrina della_ neutralità rivolu~io?ari_a, e che ~imaneva~ no fedeli ai suoi insegnamenti. Abbandonandosi ai pm selvaggi attacch~ contro i compagni della vigilia, li irrigidf nella posizione neutralista. Quei socialisti che oscillavano fra l'interventismo e il neutralismo e converten– dosi all'interventismo avrebbero potuto trascinare con sé, se non tutto il partito, una parte di es~o, furono r!d?tti al~a impo,~enza e ~I silenzio, o d~– vettero uscire dal partito. Mussohm scavo fra I interventismo democrati– co e il Partito Socialista un abisso che non fu piu possibile colmare. Nel suo giornale, ·allora, Mussolini predicava la "guerra liberatrice," l'emancipazione dei popoli oppressi e la solidarietà delle democrazie euro– pee. I problemi della pace dovevano essere risol_ti "sulla base delle id~alità socialiste e libertarie"; l'Italia doveva respingere da sé quei programmi che non fondandosi su ragioni di giustizia e libertà, si riducevano a nient'altro che a programmi nazionalisti e imperialisti; una intesa fra l'Italia e la Serbia era necessaria e possibile, quando fossero state messe da parte le tesi estreme dei nazionalisti italiani e jugoslavi; l'Italia non doveva creare un irredentismo serbo-croato in Dalmazia; doveva limitarsi ad esigere dalla Serbia "la tutela dell'italianità dalmata dagli assalti di una slavizzazione governativa e coatta." Sembrava, dunque, che Mussolini avesse sui proble– mi della guerra e della pace opinioni assai vicine a quelle di Bissolati. Ma con Bissolati egli non aveva nulla di comune né intellettualmente né mo– ralmente. Mentre Bissolati si appellava all'idealismo e al buon senso, Mus– solini predicava un miscuglio indefinibile di sindacalismo rivoluzionario, di anarchismo a base di attentati e di bombe, di romanticismo quarantotte– sco e di sciovinismo da bettole romagnole. Gli avvenimenti posteriori han– no dimostrato che la sua mentalità non era che un sottoprodotto naziona– lista nascosto sotto etichette rivoluzionarie. Gli elementi confusionari dell'interventismo democratico sentirono istin– tivamente ~n lui il loro condottiere predestinato e si raggrupparç>no in– torno a lm. Tra democratici, repubblicani, socialisti scismatici sindacali– s~i ri~oluzi_onari che formarono l'interventismo di sinistra, pochi ;vevano l'a– bi~u~me. d1 pensare con chiarezza e con coerenza. I piu erano spiriti indi– sciplinati e arruffati che volevano la guerra per l'ebbrezza del gesto perico- loso non pe h' d" ·1 , . re e p_reor ~nassero 1 gesto a raggiungere uno scopo ben definito. Provemvano quasi tutti da quella piccola borghesia che è chiamata intel– let_tuale perché è stata educata al di sopra della sua intelligenza, e nella c~i sovra?bondanza numerica e inquietudine famelica .e versatilità morale si ?:ve r~cer_carela causa piu profonda e piu difficile a sanare delle crisi pohti~he italiane. Il mito della "guerra rivoluzionaria" fiorf nei cervelli di questi appaltatori di · I · I · 1. • . . . . nvo uz10ne. naz10na 1st1 trovarono m costoro gh sciocchi da imbrogliare 1 · · • • . . . e g 1 agenti appropriati per 1mbroghare gli altn. 513 BibliotecaGino Bianco

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