Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazia italiana nella guerra mondiale sud a mettersi sotto il patronato del governo di Vienna invece di alienargli i sudditi slavi ed offrirgli una formidabile arma di propaganda anti-italiana. Non si poteva sperare che i serbi combattessero risolutamente contro gli eserciti austro-ungarici, in collegamento con gli italiani, se avessero dovu– to prevedere che alla fine della guerra l'Italia si sarebbe impadronita della Dalmazia. Il problema della Dalmazia doveva essere risolto anche esso me– diante un compromesso amichevole fra italiani e slavi. Mentre gli slavi dovevano lasciare alcune centinaia di migliaia dei loro connazionali nella Venezia Giulia, gli italiani dovevano lasciare alcune decine di migliaia di italiani nella Dalmazia sott(? sovranità slava, salvo beninteso anche qui la eguaglianza giuridica fra maggioranza e minoranza ed il rispetto per la cultura nazionale della minoranza. Il compromesso occorreva farlo col go– verno serbo il quale aveva la rappresentanza morale dei gruppi sud-slavi soggetti a Casa d'Austria. L'accordo italo-serbo avrebbe incoraggiato que– sti uomini a lottare contro il governo di Vienna nell'interno della Monar– chia, mentre italiani e serbi assalivano il sistema austro-ungarico dal di fuori. Venuta la vittoria non ci sarebbero state discussioni: ciascuno dei due governi alleati nella lotta anti-austriaca si sarebbe preso i territori già distribuiti di comune accordo. L'Italia non doveva incatenarsi a nuove di– spute con la nuova Serbia dopo aver chiuse le vecchie dispute con la vec– chia Austria. Quella che per i nazionalisti era una guerra di potenza era per Bis– solati e per i suoi amici una semplice guerra di indipendenza e di unità nazionale: l'ultima guerra per l'indipendenza e l'unità d'Italia. Fedeli alla tradizione del Risorgimento italiano essi cercavano, come Mazzini, di con– ciliare il sentimento nazionale con la solidarietà internazionale. È interessante notare che il 28 settembre 1914, non appena inco– minciò a svilupparsi in Italia la campagna dei nazionalisti e degli agenti degli armatori triestini per l'annessione della Dalmazia, Pasic, presidente del Consiglio e ministro degli esteri in Serbia, fece presentare al governo russo un memoriale per protestare contro eventuali aspirazioni del governo italiano verso la Dalmazia. "La Dalmazia si opporrà a tale procedere del– l'Italia, combatterà contro l'Italia e tale modo di agire dell'Italia la co– stringerebbe a dichiararsi per l'Austria-Ungheria piuttosto che sottometter– si all'Italia ... L'Italia sarà soddisfatta ottenendo Trieste Trento Pola e l'I- . ' ' stna. Se chiederà di piu provocherà una reazione che gioverà alla causa dell'Austria-Ungheria." . Il piano di San Giuliano si avvicinava assai piu alle idee di Èisso– la:1 che a quelle dei nazionalisti, sebbene la mentalità internazionalista di Bissolati fosse assai lontana dalla mentalità internazionalista di San Giu– liano. Ma questi per quanto non fosse un'aquila, non era uno sciocco. Si rende~a cont? della gravità di una guerra austro-italiana e pensava ad assi– curars1.pe: 1 ora della prova le migliori posizioni possibili, facendo tutte le concesswni necessarie. Bismarck, che non era un internazionalista, pensa- 511 BibliotecaGino Bianco

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