Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte quinta guerra sarebbe riescito decisivo in breve tempo per il partito a cui avesse aderito l'Italia. Il governo italiano, perciò, poteva esigere ed ·ottenere un prezzo proporzionato al valore del servizio che avrebbe prestato. Il prezzo che avrebbe ·accontentato i nazionalisti nel luglio 1914, non li accon– tentava piu in settembre. I nazionalisti, non meno dei neutralisti-triplici– sti, avevano la mentalità dei mercanti di cavalli - mentalità, del resto, co– mune a tutti i diplomatici di questo mondo. Nel precedente mezzo secolo, brutali lotte di campanile avevano sol– levato le une contro le altre tutte le nazionalità stipate insieme nell'Impe– ro degli Absburgo. Gli italiani del Trentino e i tedeschi del Tirolo, e gli ita– liani e gli slavi in tutti i territori a popolazione _mista sull'Adriatico orien– tale non fecero eccezione alla regola. In quelle lotte aspre e cieche ogni sentimento di giustizia nazionale si era atrofizzato fra tedeschi, italiani e slavi, se si fa eccezione per i rari uomini di alta intelligenza e carattere come Battisti. Per i nazionalisti italiani soggetti all'Austria, la guerra europea suo– nò l'ora delle vendette contro tedeschi e slavi. I nazionalisti tedeschi e slavi sragionavano in senso contrario. Il partito nazionalista dell'Italia adot– tò in blocco le rivendicazioni territoriali dei nazionalisti italiani dell'Austria. La campagna per l'annessione di Fiume e della Dalmazia fu alimen– tata anche da quegli agenti degli armatori di Trieste, che erano passati in Italia allo scoppio della guerra. Mentre gli armatori sottoscrivevano a Trieste i prestiti di guerra austriaci, i loro agenti in Italia preparavano per essi una contro assicurazione per il caso che l'Austria avesse perduto la guerra e Trieste f<;>sse passata all'Italia. Nell'Impero austro-ungarico il com– mercio del retroterra era distribuito fra il porto di ·_Triestee quello di Fiume secondo le abitudini che si erano elaborate nel mezzo secolo precedente colla costruzione delle reti ferroviarie nel retroterra. Qualora Trieste fosse stata staccata politicamente dal retroterra e annessa all'Italia ma il por– to di Fiume fosse rimasto associato politicamente al retroterra, il porto. di Fiume avrebbe assorbito anche il commercio del retroterra· triestine. Per evitare questo pericolo, era necessario che anche Fiume fosse annessa al– l'Italia. Se non solo Fiume ma anche la Dalmazia fosse stata annessa al– l'Italia, gli armatori di Trieste che possedevano il monopolio commer~iale su tutte .le coste orientali dell'Adriatico, avrebbero continuato a posseder– lo anche nel nuovo assetto internazionale.· Naturalmente i nazionalisti non potevano spiattellare chiaro e tondo che volevano l'annessione dell'Alto Adige e della Dalmazia per fare le vendette deglì italiani contro i tedeschi e gli slavi. Meno ancora gli agen– ti deg!i armatori triestini potevano spiegare che essi servivano gli interes– si capitalistici dei loro padroni. Bisognava trovare degli argomenti buo– ni che mascherassero gli argomenti veri. Gli argomenti strategici erano là ai loro ordini. Si trova sempre ~na ragione strategica per giustificare la occupazione di qualunque territorio. Lord Salisbury diceva che se voi date ai militari la Luna perché possano 506 Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=