Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazia italiana nella guerra mondiale dustriali che facevano i loro affari a spese dei consumatori e dei contri– buenti grazie a dazi protettivi ed ai contratti col governo, e trovò sim– atia ; appoggi negli Stati Maggiori della Guerra e della Marina: chi stu– ~ia in quegli anni le pubblicazioni nazionaliste, viene a conoscere le idee prevalenti negli ambienti _milit~ri. . . . . . " . . . Nel luglio del 1914 1 naz10nahst1 1taham erano preparati sp1ntual- mente" ad associarsi colla Germania degli Hohenzollern, militarista, anti– democratica, autoritaria, paradiso della Realpolitik. Essi aspettavano che il governo di Vienna pagasse anticipatamente l'alleanza militare dell'Italia cedendo almeno una parte di quelle terre austriache che erano abitate da popolazioni di lingua italiana. Quando questa piccola vertenza austro-ital~a– na nell'interno della Triplice Alleanza fosse stata sistemata, la Germama, l'Austria e l'Italia avrebbero marciato insieme contro la Francia e contro la Russia. Alla fine della guerra vittoriosa, la "piu grande Italia" si sarebbe tagliato "un impero" alle spese della Francia, occupando la Tunisia, la Cor– sica, la contea di Nizza e la Savoia. Nel nuovo sistema internazionale, l'Italia avrebbe funzionato come lo scudo dell'Europa centrale tedesca verso l'occidente, contro quanto sarebbe rimasto della Francia. Gli eventi dimostrarono che il programma dei nazionalisti era come il sogno della lattivendola. Il Gabinetto di Vienna non mostrò nessuna in– tenzione di pagare con territorii austriaci il loro amore e per giunta l'in– tervento impreveduto dell'Inghilterra nella guerra fece saltare per aria tutti i calcoli su una facile guerra di conquista nel Mediterraneo. Ma questo è il senno del poi. Negli ultimi giorni del luglio 1914, l'atteggiamento del governo inglese fu oscillante, per non dire equivoco. Né era assurdo spe– rare .che il Gabinetto di Vienna capisse l'opportunità di conciliarsi la so– lidarietà del governo italiano. In queste condizioni l'atteggiamento dei na– zionalisti italiani non era assurdo - quando, bene inteso, si accetti il punto di vista nazionalista negli affari internazionali. La guerra dell'Italia a fianco degli Imperi centrali, quale la concepivano i nazionalisti italiani, sarebbe stata la autentica guerra imperialista italiana. Nella loro propaganda, i nazionalisti si trovavano paralizzati da una va– sta ondata di repugnanza morale che si manifestò in tutte le classi della popolazione italiana innanzi alla brut~lità dell'ultimatum austriaco. Chi ~isse i_nquei giorni nella patria di Machiavelli, poté vedere il popolo ita– liano rn uno dei momenti meno machiavellici della sua storia. Le vaste conquiste territoriali che sembravano facili a spese della Francia, la cui sconfitta semb~ava sicura, non allettavano che una piccola minoranza, e que st a fu resa impotente dalla ostilità generale. Certo sarebbe arbitrario affer– mare eh~ queste immediate e istintive correnti dello spirito popolare avreb– bero re s1stito per sempre. Esse potevano essere a poco a poco superate da u?a ben condotta campagna di stampa e con l'aiuto di pochi incidenti d~pl~matici acconciamente suscitati dal governo di Roma, dopo che que– stI s1 fosse messo d'accordo con gli Imperi centrali. Ma sta il fatto che 503 BibliotecaGino Bianco

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