Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte quinta ficoltà, o meglio non riuscivano affatto, a tenere una linea sicura d'azione. • I Il 12 agosto l'ambasciatore italiano a Londra, marchese Imperiali, di- chiarò a sir. Edward Grey che San Giuliano si rendeva conto del rancore che la neutralità aveva suscitato in Germania e in Austria. Inoltre egli dove– va evitare che l'equilibrio delle forze dell'Adriatico e nel Mediterraneo fos– se alterato a danno dell'Italia. Perciò, pur desiderando di rimanere neu– trale nella guerra attuale, egli doveva prendere in considerazione la even– tualità di associarsi all'Intesa per mettere fine alla dominazione militare della Germania nell'Europa I occidentale. Dato che l'ora scoccasse per l'ade– sione dell'Italia all'Intesa antigermanica, sarebbe stai:o necessario che i governi dell'Intesa si impegnassero a non concludere con gl'Imperi centra– li la pace separatamente dall'Italia, che le flotte della Francia e dell'Inghil– terra si associassero nell'Adriatico con la flotta italiana per distruggere la flotta austriaca e che l'Italia ottenesse "il Trentino fino allo spartiacque alpino" (cioè non solo il Trentino italiano, ma anche l'Alto Adige tede– sco), Trieste, e una parte adeguata non solo dell'indennità di guerra da im– porsi ai vinti ma anche dei territori turchi se la Turchia fosse stata smem– brata; per Vallona, San Giuliano si sarebbe accontentato di un regime in– ternazionale analogo a quello esistente in Tangeri; dopo la conclusione della pace, la nuova sistemazione territoriale avrebbe dovuta essere garen– tita da un trattato di alleanza pacifica e difensiva fra i vincitori. Queste erano idee personali di San Giuliano, non erano state ancora approvate dal re d'Italia e perciò non impegnavano il governo italiano. Sir Edward rispose che egli per conto suo non aveva obiezione con– tro le domande italiane, ma finché il governo italiano non avesse deciso definitivamente la propria linea d'azione, egli non poteva assumere alcun impegno. . La conversazione non fece. piu un passo avanti, perché il 13 ago– sto, Salandra, conversando con l'ambasciatore inglese a Roma, sir Rennell Rood, pur dichiarando testualmente che "in nessun caso l'Italia si sarebbe messa a fianco della Germania e dell'Austria~" e pur non escludendo che potesse intervenire nella guerra a fianco dell'Intesa, spiegò che essa si tro– vava in una situazione difficile, e "doveva evitare qualunque iniziativa che potesse venire riguardata come una aggressione brigantesca contro l'Austria." Perciò per il momento era meglio che la Triplice Intesa si aste– nesse da qualunque passo che potesse costringere l'Italia a negare la sua cooperazione, e avrebbe forse impedito il successo di ulteriori negoziati. Il 14 agosto Salandra fece un altro passo indietro e dichiarò senz'altro che "proporre all'Italia di andare piu lontano che la neutralità significa do– mandare una politica inqualificabile." Viceversa nello stesso giorno a Pietroburgo, l'ambasciatore italiano, Carlotti, discuteva il testo dell'eventuale trattato per l'adesione •dell'I– talia all'Intesa, un trattato in cui l'Intesa avrebbe dovuto promettere al– l'Italia "il possesso di Vallona, Trieste e di tutti i territori del Trentino 490 BibliotecaGino Bianco

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