Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazia italiana nella guerra mondiale Francesco Giuseppe dichiarava che avrebb~ abdicato piuttosto che abban– donare il Trentino. Conrad non voleva sentirne parlare. Berchtold scrisse a Merey: Se San Giuliano ritorna a parlare del Trentino, V.~. r_ifiuti o~~i conversazione s~ n to e si limiti ad osservare essere strano che l Itaha nomim, come solo possi- queSto pu ' . d bb 1· d 11 bile compenso, un territorio, che la Monarchia ovre e tag iare a a sua stessa carne. E spiegò a Berlino che: quest'attitudine era basata non solamente sulla necessità di sa~vare. il p~e~tigio della M~– narchia, ma anche sulla impressione che avrebbe prodotto negli stati vi~mi una volontaria cessione all'Italia di un territorio abitato da italiani; questo sarebbe ~iventato u~ p~ec~: dente per le ambizioni nazionali degli Stati, e sarebbe stato. seguito da altn simili tentativi di ricatto. Merey trovava che era stato un grande errore permettere una discus– sione fosse pure generica sui compensi, dalla quale non poteva non sal– tar fuori alla fine il Trentino. A mio avviso - scrisse a Berchtold il 5 agosto - noi dobbiamo trattare fredda– mente l'Italia, e lasciarla da parte finché essa rimane neutrale, e finché nessuna decisione abbia avuto luogo nel grande teatro della guerra; non dobbiamo informarla dei nostri progetti; dobbiamo essere riservati e misteriosi, e darle l'impressione che non la conside– riamo neanche come alleata. Se l'Italia, dopo che il successo si fosse delineato dalla nostra , · parte, dovesse tentare nuovamente di avvicinarsi a noi, dovremmo accoglierla fredda– mente, salvo a cons~ntire ai suoi desideri riguardo alla sua cooperazione militare. Se invece le cose andassero contro di noi, e avesse luogo l'intervento dell'Italia al nostro fianco, noi saremmo certo obbligati a lasciar andare le cose per la loro strada; ma non dovremmo né approvare, né cedere volontariamente alcun territorio: dovremmo ri– servarci il diritto di annullare gli acquisti italiani dopo la fine delle operazioni, se fosse possibile e d'accordo con la Germania, come sarebbe desiderabile. A Berlino erano furibondi contro il "tradimento" dell'Italia. Il 4 agosto Guglielmo II chiamò "scellerato" il re d'Italia. Il capo di Stato Maggiore tedesco, Moltke, scrisse il 5 agosto a C.Onrad: "Il tradimento dell'Italia avrà nella storia la meritata vendetta. Che Iddio vi conceda di vincere, affinché possiate piu tardi fare i conti con quei mascalzoni." A questo punto Berchtold ebbe un'altra delle sue brillanti idee. A guerra finita - egli fece osservare a Berlino - sarebbe stato assai utile non solo all'Austria ma anche all'Italia che la flotta austriaca fosse rima– sta _int~tta: "se la nostra flotta sarà distrutta, l'Italia rimarrà inevitabilmen– ~e md 1 fesa .contro le superiori forze franco-inglesi." Bisognava perciò che 1 1 ~averno italiano utilizzasse la neutralità per ottenere che la flotta fran- co-mglese non entr ll'Ad · · • • ,. asse ne natico a mmacciare la flotta austriaca: e que st _ 0 nell mteresse dello stesso governo italiano. Dall'altra parte la flotta austnaca non era an · f 11 • . cora m per etto a est1mento occorreva guadagnar tem- po e 11 g . r . . ' . 1 , . averno ita 1ano, impedendo le operaz10m delle flotte francesi e in- g es1 nell' Ad · · bbe natica, avre aiutato l'Austria a guadagnar tempo. Alcuni 487 BibliotecaGino Bianco

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