Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte quinta .dere dai cancelli di un trattato. Per esempio, l'accordo italo-francese del 1902 era destinato a rimanere valido fino a quando fosse durata la Triplice Alleanza e sarebbe caduto nel nulla solo se il governo italiano lo avesse formalmente denunciato. Ora quel trattato della Triplice Alleanza, che era stato firmato nel 1902, scadeva precisamente nel luglio del 1914, per essere sostituito da un nuovo trattato che era stato firmato nel dicembre 1912. Nulla vietava, dunque, nel 1914, al governo italiano di annunziare al governo francese che la promessa di neutralità fatta nel 1902 decadeva in– sieme col trattato di alleanza del 1902, e non era piu rinnovata nel luglio 1914 con l'entrata in vigore del nuovo trattato. Io non dico che la diplomazia italiana avrebbe ricorso precisamente a questa procedura ed a questo argomento per rompere gli accordi del 1902. Lo spirito dei diplom~tici è ricco di risorse anche quando è povero di buon senso, e vi sono infiniti ponti di passaggio fra il rispettare un~ promessa e il negarla sfrontatamente, come fece, per esempio, il governo francese nel settembre 1938 quando tradf la Czeco-Slovacchia. Salandra, nelle sue Memori·e, dice che nei giorni in cui la decisione italiana era aspertata a Parigi con l'ansietà che ben si può immaginare, l'ambasciatore_francese a Roma, Barrère, non invocò mai la intesa del 1902, e aggiunge: "Egli sapeva bene come fossero elastiche e soggette alle inter– pretazioni piu convenienti in un dato momento le vaghe formule dell'aggres– sione e dellà provoca:?ione." Certamente chi vuol cavillare, trova sempre ra- gioni per cavillare. . Ma un cavillatore rimane sempre un cavillatore e non un uomo onesto. Quello stesso Salandra, che nel maggio 1915 dimostrò con solenne indigna– zione che il trattato della Triplice Alleanza era stato violato dall'Austria, avrebbe dato prova di maggiore intelligenza se nelle sue Mem(»'ie non ci avesse fatto capire che anche lui sarebbe stato capace di considerare come un "pezzo di carta" la promessa fatta dai suoi predecessori nel 1902. È chiaro che questo suo nobile sentimento rimase allo stato latente solo perché egli non si trovò nella necessità di inventare "interpretazioni piu convenienti." Quanto a Barrère, sapeva anche lui che le promesse dei diplo– matici sono elastiche e soggette alle "interpretazioni piu convenienti." Aspettò in silenzio che austriaci e tedeschi, con la loro ben nota intelligenza, lavorassero per lui. 484 BibliotecaGino Bianco

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