Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte quinta ricette della cucina diplomatica tradizionale. Erano come due naufraghi che si afferrassero ai resti di una barca che non galleggiava piu. Salandra ha scritto nelle sue memorie che "durante quella angosciosa ultima setiimana di luglio" per decidersi alla neutralità gli fu necessario "un piu intenso sforzo di riflessione e piu energica determinazione di volon– tà" che non dovette mettere in movimento alcuni mesi dopo per decidersi alla guerra. Eppure la neutralità era, dopo tutto, la meno rischiosa di tutte le soluzioni .in quel momento! Se avesse dovuto decidersi per la guerra sa~ebbe probabilmente morto di paura. Lui e San Giuliano avevano paura di affrontare l'Inghilterra per mare. Avevano paura di una rapida vittoria tedesca ed austriaca sulla terra. Stretti fra le due paure contraddittorie, cercarono di destreggiarsi fra Triplice Intesa e imperi centrali, e si rifugiarono nella neutralità come in una trincea dietro della loro paura e riprendere fiato e aspettare gli eventi. La rivelazione del loro disorientamento si trova in un telegramma per l'imperatore d'Austria che essi fecero firmare al re il 2 agosto: telegramma che non si sa se piu indecoroso o piu sciocco: Io non ho bisogno di assicurare vostra maestà che l'Italia, avendo fatto tutti gli sforzi possibili per assicurare il mantenimento della pace, farà tutto quello che potrà per contribuire a ristabilirla al piu presto i:-,ossibile.Essa manterrà un atteggiamento cordial– mente amichevole verso i suoi alleati conformemente al trattato della Triplice Alleanza, ai suoi sentimenti sinceri e ai grandi interessi che deve tutelare. Nel caso che una grande Potenza non firmataria del presente trattato minacciasse la sicurezza di una fra le parti contraenti, e la parte minacciata si vedesse costretta a muo– verle guerra, le due altre alleate si obbligano ad osservare, riguardo alla loro alleata una benevola neutralità. Ciascuno si riserva, in questo caso, la facoltà di partecipare alla guerra, qualora lo giudichi opportuno facendo causa comune col suo alleato. Cos1 il re, Salandra e San Giuliano si impelagarono in una situazione equivoca e poco dignitosa da cui sarebbe stato difficile uscire con decenza. Il meglio· che si può dire di essi è che in nessun altro paese, durante la guerra, si trovarono uomini migliori di essi e molti se ne trovarono che furono . . . peggiori assai. Fatto strano, né Vienna né Berlino affermarono che alla guerra del 1914 si applicava perfettamente l'articolo IV della Triplice Alleanza. Esso diceva: Nel caso che una grande Potenza non firmataria del presente trattato minacciasse la sicurezza di una fra le parti contraenti, e la parte minacciata si vedesse costretta a muoverle guerra, le due altre alleate si obbligano ad osservare, riguardo alla loro alleata una benevola neutralità. Ciascuno si riserva, in questo caso, la facoltà di partecipare alla guerra, qualora lo giudichi opportuno facendo causa comune col suo alleato.. Berchtold avrebbe potuto fondatamente sostenere che il movimento nazionale jugoslavo, avente il centro nella Serbia e favorito dal .governo serbo, era diventato cosf pericoloso per la sicurezza dell'impero austro– ungarico, che questo doveva disfarsene una buona volta mediante una spedi- 482 Biblioteca Gino Bianco

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