Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La diplomazia italiana nella guerra mondiale Nelle questioni balcaniche, egli era disposto a sostenere il governo di Vienna contro la Russia e contro la Serbia. Era convinto che il movimento sla– vo rappresentasse un pericolo, oltre che per l'Austria-Ungheria, anche per l'Italia. Ma il governo di Vienna doveva dare all'Italia compensi equivalenti per i nuovi territori e le nuove influenze che avrebbe acquistato nella peni– sola balcanica. Egli non sentiva la questione dell'irredentismo con la, stessa passione con cui sentiva la questione coloniale. Ma doveva tener presente la teoria, tradizionale nello Stato Maggiore italiano, secondo cui la difesa del Veneto era estremamente difficile contro un assalto dalForiente, finché l'Au– stria fosse rimasta nel Trentino e avesse rifiutato di rettificare la frontiera verso l'Isonzo. San Giuliano sperava che il governo di Vienna abbandonasse, o prima o poi, la intransigenza su questo terreno. Quanto a Trieste e all'Istria non aveva nessuna speranza che il governo di Vienna le avrebbe mai abbandonate. Perciò considerava l'irredentismo come una malattia incurabile che i gover– ni di Vienna e di Roma dovevano sopportare con pazienza e calmare con op– portuni lenitivi. Ma molte cose che sembravano impossibili sono avvenute nel– la storia. Nessuna porta doveva essere chiusa verso l'avvenire. Caratteristico è il colloquio che San Giuliano ebbe a Firenze col Cancel– liere tedesco Bethmann Hollweg il 2 aprile 1910, presente l'ambasciatore tede– sco a Roma, Flotow. Il Cancelliere tedesco e il Ministro italiano si scambia– rono, tanto per incominciare, le solite assicurazioni sulle comuni volontà di mantenere lo statu quo. San Giuliano affermò, tanto per cominciare, che l'Italia teneva all'indipendenza "non solo della Turchia, ma anche degli altri Stati balcanici" e che "solo subordinatamente avrebbe domandato dei com– pensi." Ma i due uomini si trovarono d'accordo nel riconoscere che era assai difficiledeterminare in precedenza i compensi. Ad ogni buon conto San Giu– liano fece notare che "difficilmente noi avremmo graditi compensi territo– riali nella penisola balcanica, e in generale fuori dei confini geografici del– l'Italia." I due ministri si divisero senz'avere nulla concluso, considerando che "per lungo tempo" non si sarebbe presentata la necessità di discutere questo genere di problemi. Il "lungo tempo" doveva essere di solo quattro anni! Mancava alla discussione il terzo interessato: il governo di Vienna. Nel– l'estate del 1911 i due ambasciatori d'Italia e di Germania a Vienna discus– sero anch'essi quest'argomento. L'ambasciatore italiano Avarna spiegò che il governo italiano avrebbe desiderato ottenere i compensi non solo in Al– bania ma anche nella frontiera italo-austriaca. Siffatti scambi di idee non erano tenuti nascosti dai diplomatici tedeschi agli austriaci ..Ma a Vienna tutti erano d'accordo che concessioni su quel ter– reno erano assolutamente impossibili. Era, dunque, da prevedere che una crisi sarebbe scoppiata nei rapporti italo-austriaci non appena il Gabinetto di Vien– ~~ ~v:sse avuto l'opportunità o si fosse trovato nella necessità di prendere m1z1at1veaggressive verso i Balcani. In previsione di questa crisi, il capo dello Stato Maggiore austro-ungarico, 463 BibliotecaGino Bianco

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