Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Pa,·te quinta Conrad von Hotzendorf, aveva un proprio sistema di idee su cui andava sempre insistendo con la .fissazione del monomaniaco. Il governo di Roma non doveva pretendere compensi che il governo di Vienna era deliberato 2 rifiutare. Meno che mai doveva disdire l'alleanza e dichiarare guerra all'Au– stria se il governo di Vienna rifiutava di accordarsi. Se questo avesse fatto, si sarebbe reso colpevole di "tradimento." Prima che il "tradimento" si mani– festasse, l'Italia doveva essere messa fuori combattimento mediante una guer- " . ,, ra preventJ.va. Il trattato di alleanza doveva contare solamente in quanto creava obbli– ghi, e non in quanto creava diritti al governo italiano. L'art. VII del trattato doveva essere interpretato dal governo di Vienna e non dal governo di Roma. Nel dicembre 1908, quando un terremoto distrusse a Messina e a Reggio Calabria 100.000 persone, e l'Italia era in uno stato di costernazione che cer– to non la rendeva adatta a una guerra, Conrad pensò che quello era per l'Austria il momento buono per dichiarare la sua guerra preventiva contro il "tradimento" futuro. Nell'estate del 1910, il governo di Roma fece appello al governo di Berlino perché mettesse un freno alle ostentazioni aggressive del capo di Stato Maggiore austriaco. L'ambasciatore tedesco a Roma dichiarò che la Germania avrebbe cercato di impedire una dichiarazione di guerra del– l'Austria-Ungheria all'Italia; ma se non riusciva a persuadere il suo alleato, non poteva contrastarlo, perché era il solo collaboratore militare forte che avesse in Europa, fra tanti nemici palesi e occulti. Nella stessa estate si tene– vano a Milano delle feste sportive. Avevano annunziato la loro partecipazione alle feste alcune società ginnastiche di Trieste. L'ambasciatore austro-unga– rico a Roma pretendeva che il governo italiano vietasse l'intervento dei gin– nasti triestini o per lo meno sconfessase ufficialmente le manifestazioni irre– dentiste a cui quell'intervento potesse dar luogo. La lettera dell'ambasciatore finiva col fare osservare che "il Ministero italiano, dopo quell'avvertimento, non avrebbe potuto dire che ignorava ciò che stava per succedere." Nell'autunno del 1911, quando il governo italiano si ingolfò nella guer– ra con la Turchia per la conquista della Libia, Conrad avrebbe voluto appro– fittare di quella guerra per assalire l'Italia, nonostante che nel 1902, rinno– vando il trattato di alleanza, il Gabinetto di Vienna si fosse impegnato a non ostacolare il governo italiano in una eventuale azione in Libia. I progetti di Conrad furono sempre mandati a vuoto dalla resistenza del vecchio im– peratore Francesco Giuseppe e del ministro degli esteri, Aehrenthal. Ma Con– rad non arrivò mai a capire che il governo austriaco per rendere inevitabile una rivolta dell'Italia non doveva fare altro che tenere come capo di stato maggiore un uomo come Conrad von Hotzendorf. La politica dei Gabinetti di Berlino e di Vienna verso il Gabinetto di Roma si spiega perfettamente, quando si consideri che i diplomatici tedeschi ed austriaci basavano la loro azione verso l'Italia sulle stesse ipotesi su cui fondava la propria azione San Giuliano. San Giuliano, infatti, pensava che l'Inghilterra sarebbe rimasta neutrale in una guerra continentale; che la 464 BibliotecaGino Bianco

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