Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 sempre per la Germania una altissim~ importanza. In compenso di esse l'Italia ottiene i seguenti nuovi vantaggi: 4.. I governi degl'imperi centrali lasciano mano libera al governo ita– liano nella questione di Tripoli, qualora venga meno lo statu quo nord-afri- cano; 5. I governi degl'imperi centrali consentono che una intesa anglo-ita– liana ed una intesa franco-italiana, parallele alla Triplice, definiscano sem– pre piu nettamente il carattere difensivo dell'alleanza italo-austro-germanica e rendano possibile una continua collaborazione fra l'Italia e le Potenze occi– dentali, salvo che una politica aggressiva di queste metta in attività il casus foederis fra l'Italia e le Potenze centrali. Nel 1909, la intesa di Racconigi completa il sistema delle assicurazioni e controassicurazioni italiane che accerchia la Triplice Alleanza, e assicura una collaborazione italo-russa, analoga a quella fra l'Italia e le Potenze oc– cidentali. Quando, nel dicembre 1912, la Triplice è rinnovata ancora una volta, la situazione internazionale è di nuovo profondamente mutata. Lo stato territoriale dell'Africa settentrionale è stato del tutto rinnovato: l'Italia ha conquistato la Tripolitania e la Cirenaica. Quindi l'obbligo assun– to dal governo tedesco nel 1887 di garentire lo statu quo nord-africano, con– tro· la Francia, e l'obbligo assunto dagl'imperi centrali nel 1902 di lasciare mano libera all'Italia nella questione tripolina, hanno perduto ogni sostanza. D'altra parte, sono divenuti sempre piu stretti i rapporti fra Inghilterra, Fran– cia e Russia, e sempre piu difficili i rapporti franco-germanici; si è rotta la "Lega dei tre imperatori" nelle questioni balcaniche; si è formata, ai confini meridionali dell'Austria, una Serbia forte ed aggressiva, dopo la scomparsa del dominio turco in Macedonia. In conseguenza, le obbligazioni assunte nel 1882 dall'Italia acquistano per gli imperi centrali una importanza vitale. In compenso, questi non con– tinuano ad avere con l'Italia che le obbligazioni del 1882, e 2) e 3) del 1887, cioè tenere un atteggiamento amichevole, non alterare lo statu quo balcani– co, e mettersi d'accordo con l'Italia prima di intraprendere ogni occupazione territoriale nella penisola balcanica, dando all'Italia compensi soddisfacenti, qualora lo statu quo venga meno. Intorno a questi, che sono i patti espressi, è sottointesa da parte dei go– vernanti italiani un'atmosfera mal definita di paura e di speranza: la preoccupazione che la fine della Triplice porti ad una guerra fra l'Austria e l'Italia, in cui l'Italia si trovi isolata; la speranza che il governo italiano, mo– strandosi disposto a rallentare le amicizie con le Potenze della Triplice Al– leanza, ottenga dai governi alleati un trattamento di cordialità e sia ammesso com_e. partecipante a condizioni di eguaglianza nei profitti delle loro even– tuali imprese. . . ~ell~ ~risi del luglio 1914, non solo questa speranza dei governanti itahan1 s1 nvela fantastica, ma i governi degli imperi centrali violano il pat- 431 BibliotecaGino Bianco

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