Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza La battaglia della Marna aveva demolito anche nel suo spirito l'idolo tra– dizionale della invincibilità germanica. A un amico, il quale nella seconda . metà di ottobre lo interrogava se era vero che egli volesse l'intervento del– l'Italia a fianco degli imperi centrali, aveva risposto: "Sf, al principio della guerra; ma ora la situazione è mutata." Riteneva che l'intervento dell'Italia a fianco degli imperi centrali avrebbe deciso la guerra in breve tempo, non al di là dell'autunno 1915. Prevedeva che un prestito estero di quaranta milioni di sterline (un miliardo) sarebbe bastato, con le risorse interne del paese, a coprire le spese della guerra. Trovava pregiudicata la libertà delle proprie iniziative da due fatti: dal– la dichiarazione di neutralità del 2 agosto, e dall'acquiescenza con cui ,San Giuliano e Salandra avevano accettato il patto austro-tedesco del 25 agosto, quando i due governi alleati si erano dichiarati disposti a conversare coll'Italia sulla questione dei compensi che dovrebbero esserle accordati in caso di oc– cupazione temporanea o permanente di un territorio balcanico. Finora le truppe austriache, salvo alcuni transitori successi iniziali, non avevano incon– trato che rovesci sul fronte balcanico. Non esse facevano occupazioni tempora– nee o permanenti fuori dei vecchi confini austro-ungarici, ma le truppe serbe e montenegrine che erapo entrate dentro a quei confini. Finché la situazione militare continuava ad essere sfavorevole all'Austria, al governo itaHano non rimaneva che segnare il passo. - Sul principio del dicembre, gli austriaci, occupando Belgrado, e prepa– rando una ulteriore avanzata in Serbia, offrirono a Sonnino l'occasione per riaprire la vertenza. L'attuale avanzata militare dell'Austria-Ungheria in Serbia - telegrafò Sonnino a Vienna il 9 dicembre - costituisce un fatto, che non può a meno di formare oggetto di esame da parte dei go,erni italiano ed austro-ungarico sulla base delle stipulazioni conte– nute nell'articolo VII della Triplice Alleanza. Dall'articolo stesso deriva al governo austro– ungarico, anche per occupazioni temporanee, l'obbligo del previo accordo con l'Italia e l'obbligo dei compensi. Il governo imperiale avrebbe pertanto dovuto interpellarci e mettersi con noi d'accordo prima di far passare al suo esercito la frontiera serba... D'al– tra parte, la sola invasione della Serbia ancorché dovesse poi risultare soltanto tempo– ranea, è già bastata a turbare seriamente l'equilibrio della penisola balcanica e a darci diritto a compensi. Deve pure essere notato che la stipulazione del predetto articolo VII dà all'Italia il diritto a compensi, anche per vantaggi di carattere non territoriale, che il governo austro-ungarico avesse a conseguire nella regione dei Balcani. Il governo italiano ritiene che sia necessario di procedere senza alcun ritardo a uno scambio di idee, e quindi ad un concreto negoziato col governo imperiale e reale circa una situazione complessa, che tocca da vicino vitalissimi interessi politici ed economici dell'Italia. Il governo austriaco cercava di guadagnar tempo, e mandava per le lun– ghe le trattative. Il dicembre del 1914 ed i primi cinque mesi del 1915 furono un periodo assai difficile per gli imperi centrali sul fronte russo. Se l'Italia fosse intervenuta nella guerra in quel momento, sarebbe stato per l'Austria un disastro quasi certo. I tedeschi erano atterriti di questa possibilità. Il capo di Stato Maggiore tedesco, Falkenhayn, succeduto a Moltke, insisteva perché 426 BibliotecaGino Bianco

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